Scaricabarile europeo

L'editoriale del direttore de La Nazione Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 14 giugno 2015 - Lo stucchevole dibattito sull’uscita della Grecia dall’euro ci ha fornito un’illusione ottica poco rispondente alla realtà, come tutte le illusioni ottiche, e cioè che esista un’Europa. Un’Europa che invece alla prova dei fatti, quando non si tratta di discutere di spread, tassi di cambio o debito pubblico si squaglia come neve al sole. Non c’è. La prova è nella paradossale vicenda migranti vissuta in questi giorni da moltissime città italiane e ieri in particolare a Ventimiglia, dove pensavamo non esistesse fisicamente più una frontiera, come sanno bene le migliaia di evasori fiscali che, tra gli altri, fanno la spola verso il paradiso fiscale monegasco, uno dei tanti tollerati nell’Europa delle regole e dei sani principi del rigore protestante. E dove invece la gendarmeria francese ha inchiodato alcune centinaia di disperati, qualcuno addirittura rimpatriato a forza in Italia.

Un’Europa che entro la fine del mese, nei prossimi due vertici previsti sull’esodo biblico cui stiamo assistendo e nei quali si deciderà sul sistema delle quote obbligatorie, deve far sapere al mondo che cosa intende essere e se intende essere qualcosa di diverso da un club di tecnocrati avvitati su se stessi e sui propri egoismi nazionali. Per carità, nessuno pretende che i governanti dei paesi dell’Unione europea si comportino come dei buoni samaritani, ma solo che abbiano il senso della storia, se come statisti vogliono essere ricordati e non come semplici politicanti, e si rendano conto del momento epocale che stiamo vivendo. Stesso invito pare doveroso girarlo ai nostri politici che in questi giorni hanno dato vita a una gazzarra che avremmo compreso se si fosse svolta quindici giorni fa, a urne ancora aperte, portata avanti cioè con lo scopo di riempire le urne piuttosto che svuotare le stazioni e i sottopassi di poveri disperati arrivati da chissà dove, ma che adesso non ha senso.

Mettersi ad agitare paure di ordine sanitario o vellicare gli istinti xenofobi degli italiani, alzare polveroni solo per finire nei tg come ha fatto la Lega non aiuta a risolvere un problema molto ma molto complesso, per il quale nessuno ha una soluzione definitiva. Qui serve fermezza da un lato – e bene sta facendo il governo a ipotizzare una strategia di rimpatrio per alcune categorie di migranti visto che tutti non si posso accogliere – e senso di solidarietà dall’altro, perché accogliere chi scappa da una guerra o da una dittatura è un dovere che un paese civile deve sentire come suo. Poi il problema andrà posto con perentoria decisione alla comunità internazionale, agli stati del nord Africa, a tutto il mondo. Ma intanto quei poveretti che sono nelle stazioni, sotto i ponti o alla frontiera un tetto devono trovarlo.

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