Cos'è una "Bomba d'acqua"? E come si forma?

La parola 'bombe d'acqua' è un termine giornalistico, sono i media ad averla inventata per parlare di qualsiasi manifestazione piovasca di eccezionale intensità

Una donna si ripara dalla pioggia a Livorno nella mattinata del 1 ottobre (Foto Novi)

Una donna si ripara dalla pioggia a Livorno nella mattinata del 1 ottobre (Foto Novi)

Firenze, 6 novembre 20144 - "Bombe d'acqua", la parola è ormai entrata di diritto a far parte del linguaggio comune. Ma cosa sono veramente e come si formano? 

La parola 'bombe d'acqua' è un termine gionalistico, sono i media ad averla inventata per parlare di qualsiasi manifestazione piovasca di eccezionale intensità. Tecnicamente, il termine non esiste, rappresenta una libera interpretazione dell'inglese cloudburst (letteralmente "esplosione di nuvola"), usato quando la quantità di pioggia caduta supera i 30 millimetri all'ora, o - secondo altri climatologi - quando le precipitazioni superano i 50 millimetri nell'arco di due ore. E' quello che qualche anno fa si definiva nubifragio.

Il termine "bomba d'acqua", con tutta l'enfasi e il senzazionalismo che si porta dietro, si vuole però riferire più agli effetti nefasti, agli ingenti danni che questo eccesso di pioggia può causare nelle aree che colpisce, da allagamenti a straripamenti. MA COME E QUANDO SI FORMANO? Le nuvole che danno origine alle bombe d'acqua si formano per la differenza di temperatura tra il suolo e il cielo. L'aria calda proveniente dal mare sale fino a incontrare correnti più fredde che la fanno condensare e facilitano la formazione di nubi temporalesche. Nel periodo estivo, quando le acque marine sono più calde, e nei primi mesi d'autunno, quando la temperatura dell'aria inizia a calare, questi fenomeni sono più frequenti perché la differenza tra masse d'aria (quella umida e calda proveniente dal mare e quella più fredda negli strati superiori dell'atmosfera) aumenta.

Raccontano i meglio informati che l'espressione 'bomba d'acqua' è stata coniata da una giornalista del nostro quotidiano nel settembre 2003, in occasione del nubifragio che colpì la provincia di Carrara. Da quel giorno il temine è entrato nel linguaggio comune e ormai usato con sempre maggior frequenza per qualsiasi fenomeno fuori dal normale.