"Nessun illecito, Bankitalia sbaglia": Bpel, il padre della Boschi al contrattacco

Il "memoriale" difensivo dell'ex vicepresidente e degli altri vertici. "Nessuna inerzia". "Altro che governo ombra". Vicenza, premi, tagli delle spese. Fornasari e Bronchi: noi volevamo la fusione; Le accuse degli ispettori; Commissione informale: relazione in Procura

Pierluigi Boschi

Pierluigi Boschi

Arezzo, 16 gennaio 2016 - Anche Pierluigi Boschi, padre del ministro e convitato di pietra del caso Banca Etruria, di cui è stato vicepresidente, finalmente parla. Per ora lo fa per iscritto, nel memoriale difensivo contro l’atto di incolpazione (amministrativo) di Bankitalia di cui il nostro giornale è in grado di anticipare i contenuti. Da due mesi, da quando il crac Bpel si è trasformato in un ciclone politico-mediatico, mai nessuno era riuscito a strappare una parola a papà Boschi.

Sono 43 pagine, in comune con l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, l’altro vice Alfredo Berni e il discusso consigliere d’amministrazione Luciano Nataloni, che il padre del ministro ha prodotto per scansare la pesante sanzione (l’ultima volta ha pagato 144 mila euro) di via Nazionale che potrebbe cadergli addosso entro il 16 marzo. Boschi senior non risparmia affondi contro Bankitalia.

L'ormai famigerata commissione consiliare informale che, secondo l’ultima relazione ispettiva di Giordano Di Veglia, ha di fatto governato l’Etruria, con procedure «poco trasparenti»? Macché, è la replica, era solo l’organo cui gli ultimi due Cda avevano demandato di seguire la trattativa  con un partner di «elevato standing» imposta dal governatore Visco. La commissione, dice Boschi, serviva solo «alla selezione di un possibile partner» e «alla definizione dell’operazione di integrazione/aggregazione».

L’organismo viene poi rinnovato dal Cda eletto il 4 maggio 2014. Ne fanno parte Rosi, Berni, Boschi, Nataloni e Claudio Salini, presidente di Banca Del Vecchio. La conclusione? Non c’era alcun governo ombra di Bpel con Boschi a farne parte. Contestano l’accusa di inerzia rivolta da Banca d’Italia. In realtà, spiegano, in pochi mesi il nuovo Cda ha proceduto fra l’altro alla «sostanziale riduzione degli emolumenti deliberata il 22 maggio», «al rinnovo del vertice operativo, ivi compreso la nomina di un nuovo dg (Daniele Cabiati, ndr), d’intesa con Bankitalia» alla «rivisitazione delle spese per le consulenze» (nel mirino di via Nazionale) e alla «ricerca di un partner».

E «l’offerta prospettata da Popolare Vicenza era soggetta a numerose condizioni di assai improbabile realizzazione e dunque non vincolante (per Bankitalia il contrario, ndr), la sua mancata sottoposizione all’assemblea è parsa la soluzione più logica», c’era «effettiva insussistenza di concreti prospettive di integrazione».

Altra stoccata a Bankitalia sul premio ai dipendenti da 2,1 milioni nel 2013: in realtà un «premio con caratteristiche sociali, spendibile per l’acquisto di libri scolastici». Infine, l’ultimo affondo contro via Nazionale: l’atto di accusa è illegittimo perché «viola i diritti alla difesa dello scrivente».