Mitraglietta scomparsa, agente denunciato da un collega: "Si interessava all'arma", "No, ero in ospedale"

E' un sovrintendente, nega qualunque responsabilità e dice di avere un alibi. Anche la perquisizione è andata a vuoto

E' intervenuta la polizia di Lodi

E' intervenuta la polizia di Lodi

Arezzo, 7 maggio 2015 - Ancora il giallo sulla mitraglietta sparita dalla questura. C’è un sovrintendente di polizia, un amministrativo difeso dall’avvocato Stefano Del Corto, indagato dalla procura per il furto ma lui si dice innocente e dice di avere un alibi di ferro: il giorno della sparizione dell’arma si trovava all’ospedale San Donato per una visita. L'indagine condotta dalla Digos si era indirizzata sul sovrintendente dietro la testimonianza di un collega. In pratica avrebbe detto di averlo visto a metà novembre interessarsi alla mitraglietta. Particolare considerato sospetto anche perché l’indagato lavora alla Menci e avrebbe raggiunto la nuova questura per osservare l’arma. Il sovrintendente nega tutto: non ero io che mi interessavo alla mitraglia, alla mobile e alla volante capito di brado e mai in quei giorni. Il procuratore capo Roberto Rossi il 9 aprile ha disposto una perquisizione in casa sua, valida come avviso di garanzia. Ma la mitraglietta non c’era. Poi è stato interrogato e ha professato la sua totale estraneità, con un'ipotesi di alibi legata all'ospedale. 

La scomparsa della mitraglietta M12 comunque in Questura era stata presa molto ma molto sul serioNon c’è un precedente di una sparizione del genere. E per questo erano state aperte due inchieste.Una interna della Digos e una della Procura, guidata personalmente dal Procuratore capo Roberto Rossi.