L'Articolo 18? Una tutela per pochi: ma i sindacati sono pronti a difenderlo

Però Salvini (Cisl) avverte: "Non è un totem, le tutele maggiori arrivano dalla contrattazione collettiva"

Mugnai

Mugnai

Arezzo, 23 settembre 2014 - Serve davvero a qualcosa abolire l'articolo 18? Mentre divampa il dibattito, abbiamo cercato di capire quanti lavoratori sarebbero effettivamente interessati alla tutela sancita con l’ormai famigerato articolo dello statuto dei lavoratori che prevede, in caso di licenziamento senza giusta causa, anche il reintegro del dipendente al suo posto. Una tutela che non vale per tutti ma solo per quelli impiegati in aziende con più di 15 dipendenti. A spanne, nel territorio aretino godono attualmente di questa tutela circa 15 mila dipendenti. Il numero viene indicato da Marco Salvini, segretario della Cisl e Alessandro Mugnai, segretario della Cgil.

Che non sia l’articolo 18 il problema principale per l’occupazione è una considerazione che trova d’accordo i due segretari, anche se con alcuni distinguo. Per Salvini: «Non è un totem intoccabile, bisogna vedere come si trasforma l’articolo 18. La vera tutela per i lavoratori viene dai contratti nazionali. Il contratto è legge tra le parti e  chi non li ha, penso al proliferare di partite Iva ad esempio, non ha tutela. Ma abbiamo sempre creduto che la contrattazione sia una garanzia maggiore della legge». 

Decisamente più agguerrito a difesa dell’articolo 18 Alessandro Mugnai che snocciola anche i dati relativi ai famosi ricorsi per ottenere il reintegro: «Guardiamo i dati dello scorso anno. Abbiamo seguito 160 impugnazioni di licenziamenti, di questi soltanto dodici rientravano sotto la tutela dell’articolo 18. Credo proprio che la memoria non mi inganni quando dico che tutti e dodici i ricorsi sono finiti con una conciliazione, cioè non sono neanche arrivati davanti al giudice. Perciò io mi domando, ma di cosa stiamo parlando? È evidente che qui lo scontro è tutto politico, non ci sono altre spiegazioni. Il sindacato è sotto attacco, il guanto di  sfida è stata lanciato e noi siamo pronti a raccoglierlo. Che nessuno venga a dire che abolire l’articolo 18 sia la via per far riprendere l’occupazione. Il primo problema dell’imprenditore non è avere la libertà di licenziare, è avere denaro da investire, avere la possibilità di riorganizzare la propria azienda, queste sono le questioni importanti. È chiaro che l’articolo 18 sia un freno ai licenziamenti ma a quelli ingiusti. Un lavoratore, ad esempio, non può essere licenziato perché si è iscritto al sindacato contro il volere dell’imprenditore, mi pare elementare. Questo Governo sta alzando la bandierina dell’articolo 18, poi devono spiegarci perché in un Paese dove si stimano 150 miliardi tra evasione  ed elusione non si fa nulla per combatterla. Perché non si rivede il sistema fiscale in chiave più equa, non è un dramma, mi pare, se chi ha più paga di più e chi ha meno paga di meno. Ripeto, non capisco da dove nasca tutto questo dibattito sull’articolo 18 ma siamo prontissimi a difenderlo».