Scivola al supermercato sull'uva e resta semi-invalida: battaglia per il risarcimento

L'operazione, la lunga immobilità, le conseguenze permanenti. Non ha visto per ora un soldo. L'assicurazione del market frena: "Doveva vedere l'uva, è corresponsabile".Lo sfogo della donna

Un carrello per la spesa

Un carrello per la spesa

Arezzo, 22 gennaio 2016 - Scivola su dei chicchi d'uva e le restano conseguenze permanenti, praticamente "zoppa": ma per l'assicurazione del supermercato la colpa è anche la sua, doveva vedere i chicchi in terra.

La denuncia di un'aretina  dopo una rovinosa caduta in un punto vendita e che da due anni lotta assieme a Studio 3A per avere giustizia. Scivola su alcuni chicchi d'uva seminati per terra al supermarket, riporta una brutta frattura alla gamba che le stravolge la vita, ma per la compagnia di assicurazione dell'esercizio commerciale è corresponsabile dell'infortunio: doveva accorgersi dell'insidia. Poco importa che fosse uva bianca su pavimento bianco.

Sono passati più di due anni ma finora non ha visto un euro. La signora è tutelata da  Studio 3A, a cui la signora si è rivolta. I fatti risalgono al novembre 2013. La donna entra per fare la spesa al supermercato quando, percorrendo il tunnel di entrata interno del negozio, di fronte ad una vetrinas e e non nel reparto di ortofrutta, con il piede destro “slitta” su dei chicchi d'uva dispersi sul pavimento, cadendo malamente per terra.

La gamba sinistra compie un movimento innaturale e si rompe, frattura di tibia e perone. Inizia un lungo calvario. “Mi hanno operato inserendomi un ferro e due chiodi, ho perduto la funzionalità del nervo tibiale, con pesanti conseguenze anche per i movimenti del piede - racconta - La mia vita è completamente cambiata, non sono più quella di due anni fa. Prima dell'incidente “spaccavo” il mondo, ballavo, sciavo: ora non posso più fare nulla di tutto ciò. Per dei mesi ho dovuto usare le stampelle, sono rimasta zoppa avendo solo il 50 per cento di sensibilità sull'arto inferiore sinistro: mi hanno rinnovato per altri due anni il contrassegno per il parcheggio nel posto riservato ai disabili”.

La donna spiega anche di aver dovuto rinunciare per questo a una “promozione”, con trasferimento in altra sede, comunicatale dall'azienda per cui lavorava proprio tre giorni prima dell'infortunio. Circostanze comprovate dagli esperti. La perizia redatta dal medico legale di Studio 3A calcola il danno biologico permanente nella misura del 25%, a cui vanno aggiunti, nella quantificazione totale, i 170 giorni di inabilità lavorativa temporanea, il lungo periodo di danno biologico temporaneo, la riduzione della capacità lavorativa (danno conseguenza) pari al 25%, il grado di sofferenza medio alto durante la malattia, il danno morale e da perdita di chance, le ingenti spese per cure mediche.

La donna segnala subito il fatto ai responsabili del supermercato. La compagnia assicuratrice non nega l'accaduto e nella perizia medico legale di controparte, a cui a sua volta sottopone la danneggiata, riconoscere un consistente danno biologico permanente, anche se in misura solo del 15%. Ma secondo la compagnia la signora avrebbe una corresponsabilità del 30% sull'infortunio: doveva accorgersi dei chicchi per terra.

“E' uno scandalo. Non capisco in cosa consista la mia colpa. Come potevo vedere dei chicchi di uva bianca su un pavimento bianco a specchio lucido, dove non c'era alcuna segnalazione di pericolo e che per di più non si trovavano nel reparto frutta e verdura? E al supermarket non sono entrata coi pattini, né saltellando, ballando o coi tacchi a spillo: avevo uno stivale basso sportivo con la suola in gomma. La sicurezza nei luoghi di lavoro deve valere non solo per i lavoratori ma anche per i clienti, o no? Se qualcuno ha seminato l'uva dal carrello non è certo colpa mia.

Appena successo il direttore è intervenuto, mi ha tranquillizzato, spiegando che erano assicurati e che si sarebbero fatti carico dei danni. Solo belle parole. “Neanche due righe di scuse”. “Voglio i miei diritti – conclude la signora - Tra operazione e quant'altro ho sostenuto spese mediche per 15-20 mila euro: neanche questi ho mai visto. Sono più di due anni che attendo invano: devo aspettare di morire per essere risarcita? Anche per questo sono quasi caduta in depressione”.