Cittadino cronista: benvenuti in San Domenico, il gioiello abbandonato a se stesso

Affreschi che cadono a pezzi e opere non valorizzate .

Cittadino cronista: San Domenico

Cittadino cronista: San Domenico

Arezzo, 23 febbraio 2018 - Con il suo capolavoro, il Crocifisso di Cimabude, dovrebbe essere uno dei motivi per cui i turisti scelgono di venire ad Arezzo, ma la basilica di San Domenico è l’emblema di come il potenziale storico-artistico della città non venga affatto valorizzato. Ne è convinto Marco Botti, curatore e studioso di storia locale, che elenca minuziosamente tutti i problemi che si possono riscontrare all’interno della basilica:

«Appena entrati assale subito lo sconforto. Le luci sono inadeguate e limitano il fascino delle pitture murali ancora presenti. Non esistono didascalie che raccontino le opere o che possano servire almeno a identificare i loro autori, inesistenti le guide in italiano e inglese. Tutto questo sarebbe il minimo indispensabile». E invece manca del tutto.

Quello che dovrebbe essere un bookshop presenta un’offerta decisamente scarsa, a essere buoni : «Sulla parete sinistra fanno bella mostra di sé una bacheca dozzinale che accoglie solo qualche cartolina piegata dall’umidità e un opuscolo obsoleto, pieno di errori di attribuzione, che sarebbero imbarazzanti anche nella chiesetta di campagna più dimenticata. Pensare che stiamo parlando di un edificio gotico che fu per tutto il Trecento una vera e propria «palestra» per la scuola pittorica locale, ampiamente riscoperta e rivalutata dal secolo scorso. Ci sono opere di Spinello Aretino, Parri di Spinello, il Maestro del Vescovado, il Maestro delle sante Flora e Lucilla… non manca quasi nessuno all’appello dentro San Domenico». E non è tutto, ci sono affreschi, sempre sulla parte sinistra, che si stanno lentamente sgretolando per colpa dell’umidità. Sono gli «Angeli musicanti» del diciassettesimo secolo, attribuiti a Bernardino Santini.

Vero è che negli ultimi anni alcuni interventi sono stati effettuati, ma hanno riguardato soprattutto l’esterno, continua Botti:

«Negli ultimi dieci anni sono stati fatti degli interventi di consolidamento del tetto e delle capriate, e se è vero che sono già state stanziate le risorse per restaurare la caratteristica facciata asimettrica, l’interno con i suoi numerosi affreschi, o con ciò che ne rimane, continua ad affogare nel disinteresse e nell’incuria.

Visitando la basilica all’interno ci si può imbattere in tanti altri dipinti scialbati e rovinati a causa di manomissioni del passato o per lo scorrere inesorabile del tempo, che tuttavia potrebbero essere resi meglio leggibili attraverso interventi mirati. Tra l’altro, questi ultimi, darebbero impulso alle attività di restauro presenti in città che non sono seconde a nessuno». Un annoso problema per molti dei tesori contenuti in quello scrigno sconosciuto che è Arezzo.