Banca Etruria, arriva l'ok del Fondo Interbancario all'intervento di salvataggio

Si è chiusa la riunione ma il via libera è subordinato all'autorizzazione della Bce

L'ultima assemblea di Banca Etruria

L'ultima assemblea di Banca Etruria

Arezzo, 9 novembre 2015 - 

Arezzo, 11 novemb re 2015 - Il Consiglio del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi ha «valutato favorevolmente» la richiesta di un suo intervento avanzata da parte di Banca Etruria. Lo si legge in una nota in cui il Fondo precisa che sul piano procedurale il perfezionamento dell'intervento sarà tuttavia condizionato a una serie di passi successivi, tra cui «il rilascio l'autorizzazione da parte della Bce all'acquisizione da parte del Fondo della partecipazione di controllo nella Banca, ai sensi dell'art.19 del Testo Unico Bancario».

 

Restano però due le ipotesi teoriche: un’operazione diretta, con l’ente guidato da Salvatore Maccarone che sottoscrive direttamente le quote di ricapitalizzazione non solo di Banca Etruria ma anche di BancaMarche, CariFerrara e CariChieti, oppure la costituzione di un veicolo finanziario alimentato in prima persona dai sei big del credito. Il famoso piano B, evocato anche dal ministro Padoan e che pare al momento la soluzione più probabile per schivare il no secco della Commissione Ue sugli aiuti di stato, vietati dalla normativa europea. Le perplessità vengono da un’eventuale sottoscrizione del Fondo Interbancario sulle quote di capitale dei quattro istituti a rischio di affondamento: non solo Banca Etruria ma anche Banca Marche, CariFerrara e CariChieti.

Prima Salvatore Maccarone, presidente del Fondo, e poi Fabio Panetta, vicedirettore di Bankitalia, sono stati chiarissimi in Senato: essendo il Fondo organismo di natura semipubblicistica, l’orientamento di Bruxelles è considerare una sua discesa in campo diretta come un aiuto di stato, anche se entrambi non sono d'accordo su questa lettura. Di qui l’idea, un veicolo finanziario che sarebbe partecipato direttamente non dal Fondo ma dalle sei maggiori banche italiane. I soldi sarebbero sempre gli stessi, ma erogati in forma diversa. Si tratta di un miliardo e 890 milioni, 300 dei quali andrebbero alla ricapitalizzazione di Banca Etruria. Evidentemente la situazione finanziaria di Banca Etruria è assai meno disastrata di quella delle altre banche in dissesto. Basta quindi un’iniezione liquida più piccola.

Il capitale nominale di via Calamandrei era di circa 800 milioni alla vigilia della crisi, poi sono arrivati i due bilanci choc da 500 e 200 milioni di perdite. Il Cda disciolto si preparava a ricercare sul mercato un aumento di capitale da mezzo miliardo, adesso ne basterebbero meno per ricostituire una base di partenza credibile.