
Cristiano Masitto, carrarino classe 1972, è il nuovo tecnico del Seravezza in Serie
Determinato e coraggioso. Così si presenta Cristiano Masitto da nuovo allenatore del Seravezza in Serie D. L’eredità che trova dopo Lucio Brando è pesante (il tecnico uscente ha infranto ogni record facendo registrare la miglior media-punti ed il miglior risultato di sempre, vincendo i playoff, nella storia verdazzurra) ma non lo spaventa, anzi.
Carrarino classe ’72, ma milanese di nascita, da giocatore è stato ottima punta professionista (lo ricordano bene in C1 a Lucca e nella sua Carrara oltre che in C2 alla Florentia Viola: fu suo il 1° gol gigliato in campionato il 9 settembre 2002 pareggiando al 94’ contro la Sangiovannese ad Arezzo di fronte a 10mila fiorentini in trasferta). Arriva in Versilia dopo aver dato le dimissioni a febbraio alla Luparense. Mastica calcio da sempre e conosce bene la categoria della Serie D, dove è stato specialista proprio nel vincere i playoff (ci è riuscito due volte di fila, sempre alla guida del Campodarsego). Col Seravezza ha firmato un contratto biennale, fino al giugno 2027.
Cristiano, primo impatto?
"Ottimo. Prima di tutto però voglio fare i complimenti alla società, all’allenatore Brando, allo staff e a tutti i giocatori per il risultato raggiunto vincendo i playoff del girone E di Serie D. Non mi ha sorpreso però questo risultato perché già un anno fa incontrai la dirigenza e avevo intuito quella che sarebbe potuta essere l’annata. Perché questa è una società esemplare. Volevo tanto venire a lavorare qua. Sono molto molto soddisfatto".
Cosa porterai a Seravezza?
"Entro con grandissima umiltà, portando la mia professionalità e la mia personalità. L’intenzione è quella, insieme ai ragazzi nel nuovo progetto, di proseguire sulla strada già tracciata e costruita quest’anno. Non deve andare perso nulla. Riconfermarsi è sempre la cosa più difficile. Per me la sfida è affascinante".
Il matrimonio in verdazzurro fu già sfiorato un anno fa.
"Venni a parlare col Seravezza e quando andai via dall’incontro lo feci a malincuore perché avevo notato la familiarità di questo ambiente, con un’estrema unione d’intenti. Ecco perché poi a febbraio, quando avevo capito che con la Luparense non avremmo vinto il campionato, mi sono liberato dal biennale che avevo perché nella mia testa c’era già l’idea di venir qui".
E che cosa prometti ai tifosi?
"Massimo impegno e dedizione. Questa società è un modello ed è ora che faccia un altro scattino in avanti. Se lo merita".
Simone Ferro
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