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"Uccise mio figlio ma non sta scontando la pena"

Fiorella ricorda la morte di Andrea travolto sul Vialone da un pirata: "Incidenti ridotti solo dal lockdown"

L'incidente in cui ha perso la vita Andrea Lucchesi

Lucca, 4 febbraio 2021 -   «Mi sono resa conto che il numero delle morti dei giovani per omicidio stradale oggi si sono ridotte solo grazie al coprifuoco, imposto per l’emergenza sanitaria in corso, non certo per l’esempio dato dalla legge che dovrebbe punire i colpevoli di questo reato e invece è totalmente inefficace". Le parole sono di Fiorella Checchi, la madre di Andrea Lucchesi, il ragazzo di 21 anni di San Macario di Lucca, investito e ucciso il 4 febbraio 2018 da un pirata dalle strada. Andrea stava camminando sul Vialone della Darsena insieme ad alcuni amici, di sera, quando fu investito da una’auto condotta da un ragazzo di pochi anni più grande di lui, che non si fermò a prestare soccorso e lasciò a terra Andrea in fin di vita e un altro ragazzo in gravissime condizioni.  

L’investitore era con amici: scappò dal luogo dell’incidente, lasciò l’auto col frontale ammaccato in un parcheggio in fondo al viale Europa, e andò a casa a Torre del Lago. Rintracciato poi dalle forze di polizia, dopo attenta indagine, il pirata della strada fu processato e condannato a 4 anni, ma salvo un breve periodo di arresti domiciliari, secondo la famiglia Lucchesi è tutt’ora a piede libero.  

«A distanza di tre anni dalla perdita di Andrea, che ha commesso l’unico errore di camminare a filo strada – scrive Fiorella Checchi in una lettera inviata al nostro giornale – ho dovuto fare questa amara costatazione, poiché è evidente che lo Stato non riesce a fare niente per impedire che accadano ancora eventi così luttuosi. Appena finirà il coprifuoco temo di dover leggere ancora sui giornali, di giovani vite spezzate, da altri giovani che guidano in stato di ebbrezza e di alterazione, e mi chiedo come sia possibile riuscire ad impedire questa strage. Poi vedo che l’assassino di Andrea, sebbene condannato, è ancora libero e chissà quando pagherà per ciò che ha fatto". Altri tre ragazzi che erano in auto insieme all’investitore sono stati condannati per il mancato soccorso, ed hanno sanato la pena con una messa alla prova di sei mesi, svolgendo attività di servizi sociali. "Forse – conclude amaramente Fiorella Checchi – se la Giustizia fosse reale e non solo nelle parole, i ragazzi ci penserebbero di più prima di mettersi alla guida ubriachi, ma fino a che le pene non saranno applicate velocemente e senza troppi sconti, la Giustizia sarà solo ideale".  

Barbara Di Cesare