FRANCESCA NAVARI
Cronaca

"Seveso resti pure in consiglio". Amo Forte difende l’ex assessore

Minoranza contro il sindaco: "Doveva vigilare, non si è scusato per l’affidamento dello sportello psicologico"

Umberto Buratti capogruppo Amo Forte

Umberto Buratti capogruppo Amo Forte

L’annunciato processo per l’ex assessore Simona Seveso (dopo che il gip ha confermato il rinvio a giudizio per lei e il compagno Francesco Polacci) scatena il putiferio politico. Dopo che il sindaco Bruno Murzi ha fatto riferimento all’"indifferenza delle opposizioni", evidenziando poi "l’opportunità di dimissioni della stessa dalla carica di consigliere comunale", stavolta è la minoranza a prendere la parola in modo deciso, visto che l’ex assessore oggi siede nelle file di opposizione: "Non è giusto che Seveso si dimetta. E spettava al primo cittadino controllare quanto accadeva". La diatriba pare solo l’inizio di un filone politico che sicuramente accompagnerà quello giuridico.

"Stiamo seguendo la questione del rinvio a giudizio della consigliera Seveso con grande attenzione – commentato i consiglieri del gruppo Amo Forte – e restiamo in attesa che i fatti vengano chiariti nell’interesse della comunità. Noi del gruppo Amoforte, in questa fase non ci sentiamo di chiedere le dimissioni del consigliere Seveso perché, come garantisce la Costituzione, l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Questo vale per un cittadino come per un amministratore. Il sindaco però dichiara che attende di conoscere il valore etico e politico che le opposizioni vogliono dare a quanto accaduto. Bene, noi ci chiediamo invece, sul piano politico e amministrativo, dove fosse il sindaco, responsabile della giunta nel momento in cui, come lui sostiene, avvenivano certi fatti. Dov’era il controllo attento dei suoi assessori e degli atti che li riguardavano?"

"In due anni – incalza il gruppo di minoranza – non abbiamo ancora letto le sue scuse ai cittadini per non essersi accorto di certe dinamiche, tantomeno dell’inopportuna scelta per lo sportello psicologico che noi sollevammo in consiglio comunale. Questo per noi è inaccettabile, dato che gli elettori scelgono il sindaco e lui, su base fiduciaria, nomina gli assessori. Se la responsabilità penale resta personale, quella di non aver prestato attenzione all’operato dei propri collaboratori è invece politica e non può che ricadere sul sindaco, sia che si tratti di reati o più semplicemente di gestioni inopportune sotto il profilo istituzionale".

Francesca Navari