REDAZIONE VIAREGGIO

Quella lite furibonda Nicoletti-Pd. Così il ’paladino’ diserta il consiglio

Il consiglio comunale di Viareggio delude le aspettative di categorie e commercianti sul progetto per il Piazzone. La mancanza di unità tra le opposizioni porta alla mancata realizzazione delle proposte. La politica locale si fa strada tra litigi e mancate azioni concrete.

Il consiglio comunale di Viareggio delude le aspettative di categorie e commercianti sul progetto per il Piazzone. La mancanza di unità tra le opposizioni porta alla mancata realizzazione delle proposte. La politica locale si fa strada tra litigi e mancate azioni concrete.

Il consiglio comunale di Viareggio delude le aspettative di categorie e commercianti sul progetto per il Piazzone. La mancanza di unità tra le opposizioni porta alla mancata realizzazione delle proposte. La politica locale si fa strada tra litigi e mancate azioni concrete.

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Andrea Giannecchini, leader della Cna, scuote la testa. E con lui Abramo Franceschini che al Piazzone ci lavora tutti i giorni. "Non sono stati incisivi – commenta il titolare dell’omonima macelleria – dovevano insistere di più su decoro e sicurezza". Ci avevano sperato. Anzi, ci avevano creduto. In quella mozione che Lega, PD e Spazio Progressista, in una strana alleanza in salsa viareggina mantecata dall’ “antidelghingarismo“, alla vigilia del consiglio comunale avevano sottoscritto raccogliendo le istanze di associazioni di categoria, commercianti e cittadini. E qualcuno aveva anche sperato che potesse essere l’asso da calare per intercettare i mal di pancia interni alle liste della maggioranza e disarcionare l’attuale amministrazione. Anche se, sabato mattina, la responsabile delle attività produttive del Pd comunale, Federica Maineri, aveva spento le aspettative rivoluzionarie e sovversive: "Più che far cadere l’attuale giunta sul suo faraonico progetto per il Piazzone, sarà la sua mancata realizzazione a farci vincere le prossime amministrative".

Eppure categorie e commercianti ci avevano creduto. Nei mesi scorsi avevano raccolto quasi duemila firme, e a fine giugno erano scesi in piazza. Ma, ieri pomeriggio, sono rimasti basiti davanti alla discussione in consiglio comunale. La spallata non c’è stata. Anzi. A dividersi è stata l’opposizione. Dei cinque consiglieri della Lega ne erano presenti solo tre (scesi solo a due al momento del voto: il capogruppo Alessandro Santini e la segretaria Domenica Pacchini). Assenti sin dall’inizio, invece, Walter Ferrari e Alberto Pardini. Entrambi ieri mattina hanno inviato la ’’giustificazione“, ma dentro al Carroccio non nascondono che il primo finito il mandato molto probabilmente abbandonerà la politica e il secondo già da mesi non partecipa più a direttivi in dissenso con la linea locale. E anche Barbara Canova alla fine ha preferito uscire dall’aula (non convinta, sostengono le malelingue, da un sms ricevuto in mattinata che insisteva sull’abbraccio con il Pd). Ma a non presentarsi è stato soprattutto il capogruppo della Lista Bonaceto e leader di Spazio Progressita Tiziano Nicoletti. L’avvocato paladino del Piazzone (e anche l’unico ad aver presentato un progetto alternativo rispetto a quello della maggioranza) ha lasciato soli tutti coloro che in questi mesi lo hanno ascoltato e seguito. Colpa, dicono i ben informati, di un violentissimo litigio scoppiato nel fine settimana con il Pd. Alla fine sono rimasti solo i tre consiglieri dem (Dario Rossi, Filippo Ciucci e Diego Sodini) a tentar di tenere la posizione. Ma senza scaldare e convincere i presenti. Che uscendo hanno ringraziato scuotendo la testa per la delusione. Così è il capogruppo leghista Santini che prova, in zona Cesarini, a rilanciare intimando al sindaco "più sicurezza e decoro". Ma ormai il tempo è scaduto. E la salsa viareggina mantecata dall’antidelghingarismo alla fine ("visto che poi il fantomatico laboratorio non è mai esistito, chiaro?", urla ai presenti il monarchico-leghista) si è liquefatta al sole. In fondo il Manzoni aveva avvertito "il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare". E, così, anche il capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo Alberto Tofanelli, che pure non lesina critiche, alla fine preferisce astenersi e dissociarsi dagli alleati del centrodestra nel governo nazionale. Anche questa è politica.

Tommaso Strambi