
Augusto Barsotti con la moglie davanti al Pino sul tetto
Viareggio, 3 settembre 2016 - "Abbiamo abbassato le serrande definitivamente dietro di noi ma in cuor nostro speriamo, ma non possiamo neanche illuderci più di tanto, che quegli stessi bandoni si possano rialzare nel più breve tempo possibile. Ci resta purtroppo un sapore amaro in bocca perché nonostante i vari appelli che abbiamo fatto, e le promesse non mamtenute che ci erano state fatte, nulla è cambiato. Abbiamo lottato invano». A parlare con frustazione è Augusto Barsotti titolare del ristotante "Il Pino sul Tetto", autentico simbolo della Pineta di Ponente, che lo scorso 30 agosto ha vissuto il suo ultimo giorno di attività.
E’ un'altra vittima, per fortuna incruenta, dell’insicurezza, che regna sovrana in Pineta, che è divenuta il paradigma di una Viareggio che stenta a ritrovarsi chiusa sempre più nella morsa del degrado e della criminalità di ogni tipo e ogni nazionalità. A nulla è valso l’incontro voluto dal Commissario prefettizio Fabrizio Stelo da cui Barsotti erstato convocato in Comune. "E’ stato un atto di cortesia – specifica Barsotti – del Commissario nei nostri confronti. Un atto che ci ha fatto piacere ma semplicemente questo. Niente di diverso".
Barsotti lo dice con un tono di voce dimesso: "Il dottor Stelo ha ascoltato il racconto della nostra storia personale. Ha udito dalla mia stessa bocca come sia divenuto quasi impossibile portare avanti un’attività in mezzo al degrado e all’insicurezza. Il Commissario mi ha assicurato che avrebbe inoltrato richiesta formale alla Prefettura per avere un maggior numero di agenti in città ma non è stato fatto rifirimento, né io ho voluto ribadire, le specifiche questioni aperte relative al famoso contributo che la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca doveva erogare per la messa in sicurezza della zona. Contributo che sarebbe servito per sistemare l’impianto di illuminazione pubblica oltre che donare alla zona un impianto di telecamere". All’esterno del locale sulla saracinesca abbassata campeggia un piccolo banner con il numero di telefono dei titolari. «Aspettiamo gli eventi sia in caso di riapertura che di vendita – conclude Barsotti –. Di certo questo stato di insicurezza rinfocola le psicosi".