Modello Versilia, format virtuoso "Esempio replicabile per l’Emilia"

Dopo l’alluvione che ha recentemente devastato il centro nord, torna attuale l’esperienza locale. Alessandrini: "Nel 1996 uscimmo dall’emergenza in soli 30 giorni grazie a un’organizzazione impeccabile".

Modello Versilia, format virtuoso  "Esempio replicabile per l’Emilia"

Modello Versilia, format virtuoso "Esempio replicabile per l’Emilia"

"Il disastro in Emilia Romagna? Non era prevedibile. Solo l’esperienza pregressa permette di calcolare la soglia del pluviometro per ogn iterritorio". Parole del sindaco di Seravezza Lorenzo Alessandrini, il disaster manager che fu chiamato alla corte del capo della protezione civile Franco Barberi proprio per l’ottima attuazione di quello che è diventato il Modello Versilia, messo in pratica dopo l’alluvione del giugno 1996. "Sono stati tanti i punti di forza di quel modello operativo, poi esportato in altre località oggetto di calamità – racconta Alessandrini – allora il prefetto affidò a me, allora alla mia precedente esperienza di sindaco a Seravezza, il coordinamento di un centro operativo di protezione civile, e non a un suo funzionario. Lo allestimmo alla scuola al Marzocchino e in 30 giorni uscimmo dall’emergenza impegnando 21 elicotteri e centinaia di operatori tra volontari di pubbliche assistenze, soldati, carabinieri, polizia e vigili del fuoco. Il metodo fu fondato sull’aiuto sussidiario e su un dialogo operativo scevro da gerarchie o dipendenze funzionali. La Regione aprì a Pietrasanta l’ufficio del commissario straordinario con dipendenti della Regione che curavano gli atti amministrativi con velocità di erogazione dei soldi. Quell’esperienza è servita a comprendere il livello di fragilità del territorio: io sapevo che con 474 millimentir di pioggia in 6 ore avrei avuto morti. Ed è dal drammatico precedente che si segna la linea di allerta".

Intanto il gruppo Stazzema bene comune alla luce della distruzione dell’Emilia Romagna sollecita a tenere sempre alta l’attenzione. "A Stazzema gli interventi ci furono – evidenzia l’opposizione – ma occorre lavorare quotidianamente alla costante manutenzione, oltre che alla pulizia di alvei, strade, tombini, al monitoraggio dei versanti franosi, alla gestione del bosco che sta invadendo le strade e gli abitati e alla regimazione delle acque. Anche l’abbandono di siti industriali lungo le sponde del fiume e torrenti ed ex siti estrattivi senza alcuna opera di ripristino e adeguata tutela costituisce un elemento di rischio per un territorio molto fragile come il nostro. Gran parte di questi progetti erano presenti nelle proposte presentate dai cittadini all’amministrazione comunale per accedere ai fondi irripetibili del Pnrr. Purtroppo queste idee non sono state accolte dagli amministratori".

Fra.Na.