Marco Polo, una strada solo di passaggio

Nella via che dà nome al quartiere il commercio tiene duro, ma nelle aree interne c’è stata la falcidie dei negozi: anche prima del Covid

Migration

Via Marco Polo dà il nome al quartiere, e tutto andrebbe benissimo se non ci fosse stata la falcidia del commercio. Sulla strada, ce ne sono ancora, ma con fondi sfitti da tempo. Ma è verso l’interno che il commercio langue. Sono le due velocità del Marco Polo, quartiere elegante e residenziale. "Problemi non ce ne sarebbero - dice Cristiano Rossi del negozio Cris moda - anche se il Covid e la guerra hanno influito molto. Avevo un negozio sulla passeggiata del Lido, e prima della pandemia, al Marco Polo ho lavorato molto di più. La zona però in due anni si è spenta. Attendiamo ancora la ripresa economica. Anche perchè noi non vendiamo beni di prima necessità. I parcheggi sono pochi, i clienti si lamentano. Ma in giro c’è anche tanta pigrizia".

"Microcriminalità non ce ne è, qualche ubriaco che cammina con la birra in mano, ogni tanto. Ma siamo un quartiere borghese". Nella strada principale ci sono alcuni fondi sfitti, anche da prima del Covid. "Dopo la pandemia la ripresa non è semplice - evidenzia Vilfredo Calvelli del cafè Notre Dame - ma la situazione è un po’ così da tutte le parti. Anche la stagione balneare è ridotta, e in questo periodo tante persone ci sono solo nel fine settimana. Auto in giro tante, il pomeriggio è calma piatta. E poi la sera tutto si spegne, ma questa non è una zona da movida". Non vede problemi Ilaria Lombardi del negozio di fiori Green Day. "La zona è tranquilla e mi sembra messa molto meglio anche rispetto ad altre. Anche dal punto di vista del decoro. Abbiamo aperto due anni fa e ci troviamo bene. Poi via Marco Polo è la strada principale e movimento ce ne è. Ma la zona stessa è davvero tranquilla. Perfetta per lavorare".

Se via Marco Polo tiene, va peggio nelle strade interne. Basta imboccare via Don Bosco per rendersene conto. Tanti i fondi chiusi: il negozio di scarpe e il negozio di abbigliamento hanno lasciato il posto a serrande abbassate. Andando più avanti, all’incrocio con via Palestrina un’altra zona commerciale è molto depressa. Di vari fondi, si salva solo un bar, un macellaio e un negozio di parrucchieri. "Fino al 2012 le cose sono andate abbastanza bene - sostiene Guido Mariani del bar Copacabana - le persone raschiavano dal fondo del barile e grossi problemi non ce ne erano. Poi la situazione è cambiata e il lavoro è calato almeno di un terzo. E anche la maggior parte delle attività sono rimaste su via Marco Polo". Il lavoro comunque va: "Abbiamo la nostra abituale anche se verso le 18,30 non passa più una macchina. Quando abbiamo aperto il locale chiudevamo verso le 22. Ma comunque si potrebbe fare qualcosa in più per il decoro: ci sono marciapiedi inesistenti e alcune strade avrebbero bisogno di una sistemata. E i netturbini potrebbero evitare di lasciare sull’asfalto quello che non viene raccolto. Mentre per le erbacce potrebbero fare qualcosa anche per i residenti". Ancora viva, invece, la zona Pretura al di là dell’Aurelia. Rimangono ancora il tabacchino, il panificio e la macelleria, anche se da poco ha chiuso la banca.

Alice Gugliantini