Lettera appello dei paesani "La nostra identità vacilla"

Un nutrito gruppo di fortemarmini apre una riflessione all’amministrazione. Nel mirino la destinazione del chiosco, nuovi hotel e l’operazione Greppia.

Lettera appello dei paesani  "La nostra identità vacilla"

Lettera appello dei paesani "La nostra identità vacilla"

"L’identità fortemarmina traballa di fronte ai grandi capitali". Al bar Pretino in Vaiana si è tenuto l’incontro del gruppo dei paesani che adesso punta a dar vita ad una realtà strutturata, con tanto di logo: un panda. Durante la riunione è emersa una spiccata preoccupazione "per il discostamento del paese da quelli che sono da sempre i paradigmi di una crescita equilibrata". Sul tavolo della discussione lo spopolamento del paese, la recente destinazione commerciale dei chioschi storici in piazza Marconi, la trasformazione di hotel sul lungomare ed il ventilato accordo con i privati per abbattere l’ex Greppia in cambio della realizzazione di appartamenti all’ex Teti. "E’ parso a tutti – è il documento sottoscritto ai paesani – di cogliere segnali inequivocabili che questa deriva, iniziata ormai molti anni fa, stia conoscendo una improvvisa accelerazione in questi ultimi anni seguiti al Covid. La cospicua somma di denaro disponibile ed il corteggiamento da parte dei grandi capitali, fanno traballare la capacità degli amministratori di turno di difendere l’identità fortemarmina rimasta, rischiando di intaccare definitivamente i principi fondamentali che hanno permesso a questo paese di essere tale. Così non si usa la giusta attenzione verso l’innalzamento di strutture in disarmonia col territorio; non si fa di tutto per evitare che un’attività storica nel cuore del paese non perda la funzione per cui le fu rilasciata la licenza; si supera la previsione di spesa per la costruzione di una scuola in un paese a crescita pari a zero quando si dovrebbe anteporre ad essa l’impegno a ripopolarlo; si prevede il baratto di edifici in disuso prevedendone l’abbattimento o la trasformazione in appartamenti extra lusso aperti tre mesi l’anno, invece di una loro valorizzazione sociale che potrebbe permettere il riavvicinamento al centro della comunità giovane ed anziana. Forte dei Marmi sta sempre di più perdendo le sembianze di paese – prosegue il gruppo di paesani – per vestire quelle dell’anonimo villaggio del lusso con pavimenti omologati e vetrine seriali e di fronte a questa deriva molti di noi sono rassegnati. Crediamo che proprio questo sentimento di sconfitta rappresenti la labile fiammella rimasta da cui ripartire per riallacciare la trama di una comunità sfilacciata"

Francesca Navari