REDAZIONE VIAREGGIO

Le stragi naziste. Tutto cominciò da Valpromaro

Dodici civili giustiziati tra il 29 e il 30 giugno del ’44. Poi gli altri eccidi terrificanti fra cui Sant’Anna.

Le stragi naziste. Tutto cominciò da Valpromaro

Lamberto Dati abitava a Valpromaro e aveva 17 anni; Lelio Gori era di Torre del Lago e di anni ne aveva 18; Fulgido Primon, 19 anni, era di Viareggio. Sono le più giovani vittime della prima strage di civili compiuta dalle truppe tedesche (SS e militari della Wehrmacht) e dai repubblichini fascisti sul territorio versiliese, 80 anni fa a Valpromaro, nelle Seimiglia camaioresi. In quella occasione le vittime furono dodici.

La loro colpa? Essere italiani e finire prigionieri nel corso di un rastrellamento da parte dei tedeschi nell’area delle Seimiglia, dove si sentivano gli effetti del crescente incalzare dell’avanzata dell’esercito alleato e all’azione dei gruppi partigiani, che avevano messo a segno diverse incursioni. Siccome i caporioni tedeschi avevano deciso che bisognava dare un esempio: nel primo rastrellamento del 29 giugno, vennero fatti 25 prigionieri, non solo residenti di Valpromaro ma anche persone sfollate nella zona. Da venticinque prigionieri, qualcuno riuscì a fuggire. Rimasero in dodici sotto le grinfie malefiche dei soldati tedeschi, nonostante il parroco don Dino Chelini e il professor Clemente Pizzi si fossero offerti come ostaggi per consentire la liberazione dei prigionieri.

Non ci fu niente da fare: i tedeschi volevano il sangue. “Lo cercavano” per mettere spalle al muro non solo la popolazione civile ma anche i partigiani che si muovevano a macchia di leopardo nella zona delle Seimiglia. Le altre vittime – oltre a Lamberto Dati, Lelio Gori e Fulgido Primon – furono Velio Bini, 21 anni, di Torre del Lago; Roberto Arrigoni, 29 anni, di Camaiore; Angelo Cortopassi, 29 anni, di Valpromaro; Nello Rubinelli, 32 anni, di Viareggio; Ranieri Biagi, 33 anni, di Viareggio; Otello Farnocchia, 34 anni, di Camaiore; Guido Puosi, 36 anni, di Massarosa; Edilia Titta, 36 anni, di Gombitelli; Egisto Bramanti, 51 anni, di Valdicastello Carducci.

La fucilazione avvenne lungo la strada che porta alla frazione collinare di Migliano dove a guerra finita è stato costruito un cippo ricordo. Gli storici hanno etichettato queste stragi – che in Versilia avranno il suo momento più doloroso il 12 agosto a Sant’Anna di Stazzema – come una proiezione della ‘strategia del terrore’ che secondo i tedeschi avrebbe dovuto stemperare l’azione congiunte degli alleati e dei partigiani, particolarmente attivi nella zona. Gli anziani delle Seimiglia hanno cercato, anno dopo anno, di coltivare la memoria di questi giovani sfortunati che vennero massacrati e lasciati per qualche ora lungo la strada perché la gente vedesse... dei dodici martiri ha continuato a vivere nei racconti, spesso arricchiti da lacrime, dei parenti. “C’erano molti giovani, avevano tutta la vita davanti, non erano colpevoli di niente, se non di essere italiani...”.

Giovanni Lorenzini