La polizia postale. Super esperti digitali sguinzagliati sulle tracce degli adescatori online

Lo sfruttamento sessuale dei minori sul web è un fenomeno complesso. Dalla diffusione di video e immagini esplicite ai ricatti economici. .

La polizia postale. Super esperti digitali sguinzagliati sulle tracce degli adescatori online

La polizia postale. Super esperti digitali sguinzagliati sulle tracce degli adescatori online

VIAREGGIO

È un panorama digitale in continua evoluzione, quello a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Dai nuovi trend dell’intelligenza artificiale alla facile fruibilità dei contenuti. Possibilità che il web, come un immaginario Paese delle Meraviglie, così definito dalla Polizia Postale, sembra offrire in maniera semplice e diretta. Ma dietro a queste, apparentemente comode, opportunità, si celano spesso minacce e pericoli. Per gli utenti, tutti, ma soprattutto per chi, con l’ingenuità che ne caratterizza l’età e lo spirito, debutta online e cade nelle trappole illecite di chi, di quell’ingenuità, se ne approfitta. Fondamentale è, dunque, conoscere questi pericoli per prevenire, e contrastare, le nuove forme di sfruttamento dei minori in rete. Un’importanza che ha un valore e un significato particolare soprattutto oggi, 5 maggio, nella Giornata contro la Pedofilia e Pedopornografia. Perché lo sfruttamento sessuale dei minori online, come documentato nel dossier realizzato per l’occasione dalla Polizia Statale, è un fenomeno sempre più complesso e multidimensionale, che si aggrava costantemente anche a livello globale.

Gli autori dei reati sono spesso persone insospettabili, che conducono una vita ordinaria e che, nella maggior parte dei casi, non arrivano ai 45 anni. E che, sempre più spesso, sfruttano servizi di messagistica e di social networking, che garantiscano loro l’anonimato per mascherare la propria identità e le proprie intenzioni.

I social network, vetrina attraverso cui gli adolescenti della Gen Z sperimentano socialità e sessualità, e i videogiochi, con i loro mondi fantastici e i personaggi di ruolo, sono infatti i luoghi virtuali deputati a questo tipo di manipolazione. Gli adescatori entrano in contatto con i bambini e i ragazzi, spesso minori dei 13 anni, sui loro spazi preferiti, spostandosi poi su app di messaggistica e inducendo le vittime a condividere immagini intime, e autoprodotte. Tutto questo, assicurandosi che i cellulari non siano controllati dai genitori e promettendo loro ciò che desiderano, dall’ultima skin del videogioco preferito al provino per una serie televisiva. In un incubo, più che reale, fatto di ricatti e richieste di denaro che possono scaturire, specialmente tra i ragazzi di 15-17 anni, in tentativi di estorsione sessuale che inducono i giovani a realizzare video o immagini sessualmente espliciti, con la minaccia di diffusione in caso di mancato pagamento. In quello che viene definito revenge porn, cioè la diffusione, senza consenso, di materiale precedentemente prodotto in maniera volontaria in situazioni come, ad esempio, le relazioni sentimentali. O negli abusi, previo pagamento, in live chat, in tempo reale, facilitati spesso da un altro adulto vicino al minore che lo costringe a compiere atti sessuali su piattaforme dedicate. L’intelligenza artificiale, sebbene gli aspetti positivi, ha, in queste condotte, un ruolo decisivo. La possibilità di creare contenuti come immagini, video, testi e audio, difatti, può provocare lo sfruttamento di minori con immagini artificialmente modificate in contenuti pedopornografici, o generando messaggi realistici su misura, per sopperire al gap generazionale e instaurare più facilmente interlocuzioni digitali.

Ma è anche, purtroppo, la prepotenza online tra gli stessi minori che, sempre di più, rappresenta una realtà legata alla pedopornografia: la diffusione incontrollata di immagini e video sulle chat è motivo di isolamento sociale, vergogna e difficoltà a chiedere aiuto. Così come le cosiddette challenges online, prove di esecuzioni, incidenti, violenze sessuali, pedopornografia e torture a cui i ragazzi si sottopongono in gruppi chiusi di messaggistica, provoca loro una desensibilizzazione che, invece, deve essere ed è, come nelle iniziative e nelle campagne di prevenzione della Polizia Postale insieme a partner privati, contrastata e combattuta.