REDAZIONE VIAREGGIO

Intervista a nonna Nadia, testimone della storia

Nadia Bossi, testimone della Seconda Guerra Mondiale, racconta l'arrivo degli Alleati a Viareggio e la paura dei bombardamenti. Ricorda la generosità e la protezione dei soldati, ma anche le angosce vissute durante quei giorni.

Intervista a nonna Nadia, testimone della storia

Nadia Bossi, la nonna di una nostra compagna di classe, ci ha regalato una testimonianza preziosa. Nata durate la Seconda Guerra Mondiale, i suoi ricordi più vividi riguardano l’arrivo degli Alleati dopo bombardamenti e lo sfollamento di Viareggio.

"Il rumore dei tuoni ancora oggi mi spaventa" dice la signora Nadia che ha vaghi ricordi di quei momenti ma che rammenta quando la mamma la trascinava nel rifugio antiaereo al suono delle sirene o quando la famiglia fu costretta a lasciare la città e a spostarsi a Piano di Mommio. "Le notizie giungevano attraverso il passaparola, come quella del bombardamento del Cavalcavia e dei lamenti delle persone rimaste ferite sotto le macerie". Una volta liberata la città, Nadia e la sua famiglia sono rientrati con i loro “fagotti” a Viareggio, i militari americani si aggiravano per le strade con le Jeep.

"Gli Alleati erano persone amichevoli, noi eravamo meravigliati perché tanti avevano un colore della pelle diverso dal nostro, che non avevamo mai visto. Erano persone per bene ma alcuni di notte bevevano molto e allora avevamo paura perché i superiori passavano con i manganelli a recuperare con le jeep i compagni ubriachi". Qual è stato il momento più angoscioso in quei giorni di speranza e incertezza? "Mia madre era una giovane donna sola perché il marito si trovava al fronte, i militari talvolta bussavano alle porte delle case chiedendo a gran voce dove fossero le “signorine”. Mia nonna li scacciava gridando per tenerli lontani dalla mamma ma io avevo paura che la portassero via".

E un bel ricordo? "Un soldato che si era affezionato a me e alla mia famiglia mi portò una valigia di legno colma di beni e cibo. Un giorno i militari portarono me e gli altri bambini a prendere un gelato da Sommariva in Passeggiata. Io ero in braccio ad un soldato altissimo e mi sentivo una regina. Eravamo salvi".