Il Tribunale dà ragione ai ‘Poveri Vecchi’

Dopo un’attesa di cinque anni è arrivata la sentenza: il testamento redatto da Vera Verdiani nel 2017 è da considerarsi autentico

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Quasi cinque anni di attesa e finalmente la sentenza è arrivata. Il Tribunale di Lucca, giudice Alice Croci, ha dato ragione all’Istituto “Sacro Cuore”, i cosiddetti “Poveri vecchi” in gergo viareggino: l’eredità dei beni che hanno ricevuto da Giovanni Pieraccini e dalla moglie Vera Verdiani è legittima. Potranno finalmente disporne. Si tratta di una vittoria legale dell’istituto viareggino, sostenuto dagli avvocati Roberto e Gianmarco Orlandi, contro la Fondazione Turati di Firenze che aveva impugnato l’ultimo testamento redatto dopo la morte del senatore, alla bella età di 99 anni, il 14 luglio 2017, dalla moglie Vera, che è deceduta poi a pochi mesi di distanza, il 22 dicembre 2017.

Vera aveva voluto redigere un nuovo testamento di fronte al notaio Fabio Monaco, lasciando come erede universale di tutto il patrimonio l’istituto “Sacro Cuore”. Nel testamento erano inclusi i legatari, ovvero altri beneficiari del lascito, ai quali l’erede universale avrebbe dovuto versare le somme indicate: la Biblioteca comunale di Viareggio, Alessandro Iannella, Ionica Besleaga, Federico Corti.

Tutto bloccato anche per loro, quando all’inizio del 2018 la Fondazione Turati aveva deciso di impugnare il testamento per ‘captazione’. In pratica si sosteneva che Vera, novantatreenne e malata da tempo, fosse stata ‘raggirata’ per farle cambiare il testamento sia a favore dei Poveri Vecchi che degli altri beneficiari, escludendo la Fondazione Turati. Ma la giudice ha ritenuto che non ci sia stato nessun raggiro, come dimostrava non solo la perizia psichiatrica fatta da un luminare nello stesso periodo in cui Vera fece redigere il testamento, ma anche tutta una serie di testimoni che frequentavano la casa.

L’istituto potrà dunque utilizzare il patrimonio: la casa al sesto piano di Città Giardino che è già molto contesa (probabile un’asta privata tra i numerosi acquirenti), i preziosi quadri e l’oggettistica per i quali la casa d’arte Pandolfini ha già bandito un’asta e un’altra più consistente ne bandirà. Così anche gli altri citati nel testamento potranno finalmente disporre del loro lascito.

Per il “Sacro Cuore” un sospiro di sollievo perché fino ad ora quell’eredità, che doveva portare una boccata d’ossigeno al bisogno continuo di fondi per assistere anziani malati e soli, era stata solo fonte di spese: ad esempio i quadri erano stati conservati a Prato in un deposito speciale a 5-6mila euro mensili; la casa a Città Giardino ha alti costi di condominio che l’istituto doveva coprire. Insomma, pur essendoci ancora trenta giorni per fare appello, la sentenza è immediatamente esecutiva: una felice conclusione per la città tutta. Con il ricavato delle vendite il “Sacro Cuore” potrà continuare la sua opera benefica per i più deboli.

Chiara Sacchetti