Festa grande nel paese: "Simone è guarito"

Suonano le campane per il bambino di Strettoia che a 9 anni ha terminato nel migliore dei modi la terapia per una grave leucemia

Quelle campane a festa hanno gridato a Strettoia la notizia più bella: "il piccolo Simone è guarito". Per due anni infatti il paese si è stretto attorno alla battaglia condotta dalla famiglia di Simone Guadagni, 9 anni, colpito da una leucemia grave che l’ha ingiustamente proiettato in una quotidianità fatta di corsie d’ospedale e terapie. Dopo ben 18 mesi di chemioterapia, ricoveri e cure sperimentali, ieri per mamma Lisa Gianfranceschi, estetista, e papà Alessandro, ascensorista, è arrivato il risultato medico più bello: il midollo è completamente pulito. "Appena l’ho saputo – racconta mamma Lisa – la voce è rimbalzata tra amici, il presidente della Pro Strettoia, le insegnanti della scuola primaria e il parroco don Roberto che hanno deciso di coinvolgere tutto il paese facendo suonare le campane. Oltrettutto a mano, visto che l’impianto è rotto da tempo". Era proprio il 3 luglio 2020 quando arrivò il peggiore dei verdetti medici. "Mio figlio era spesso stanco e inappetente – ricorda – ma pensavo si trattasse della gelosia verso la sorellina, visto che avevo partorito da poco. Poi durante una vacanza all’Elba una mia amica mi ha invitato ad approfondire e, tornati a casa, abbiamo sottoposto Simone alle analisi. Il risultato è stato un pugno nello stomaco: il pediatra ha subito contattato il reparto di oncoematologia pediatrica di Pisa dove abbiamo trovato una seconda famiglia".

Il percorso è stato durissimo. Inizialmente nessuna reazione alle cure per quella leucemia acuta, poi la decisione di abbracciare una terapia sperimentale. Diciotto mesi di chemioterapia in vena e poi per bocca. Un tempo lunghissimo in cui Simone è rimasto a casa, a studiare da solo, per poi tornare periodicamente nei letti d’ospedale. "Ha avuto l’affetto della sua classe – rimarca commossa la mamma – del cugino Gabriele e soprattutto del compagno Matteo, un bimbo fantastico che si è anche privato della sua quotidianità per venire a casa a giocare con Simone. Da settembre mio figlio è potuto tornare a scuola e con non poche difficoltà ha continuato le cure. Ringrazio tutto il reparto del nosocomio pisano, la dottoressa Gabriella Casazza, la dottoressa Emanuela De Marco e il dottor Fabrizio Catena e non potrò mai dimenticare l’infermiera Roberta Gennai che nelle lunghe giornate in ospedale, in piena pandemia, ci ha reso più leggere quelle difficili visite a Simone. Cosa faremo adesso? Un’estate di serenità – dice Lisa – per recuperare il tempo perso e riprenderci in mano la vita lasciata in sospeso. Anche io dovrò dimenticare quel giorno più duro, quando i medici mi dissero che Simone, da bimbo sano, era un paziente da curare. E’ stato il momento in cui sono morta dentro e sono diventata una donna diversa. Senza l’affetto, il calore e le preghiere di tutte le persone che ci hanno sostenuto non so davvero se ce l’avremmo fatta".

Francesca Navari