ENRICO SALVADORI
Cronaca

Cento anni dalla nascita di Luttazzi La Versilia e il legame con Chiari

Il loro sodalizio si rafforzò soprattutto alla Bussola dove i due esibivano separatamente ma anche insieme. Nella primavera del 1970 quelle accuse (poi rivelatesi false) ne segnarono il destino professionale. .

di Enrico Salvadori

Accomunati da un’amicizia vera, consolidata proprio in Versilia, ma anche da un destino drammatico. Il ricordo di Lelio Luttazzi a pochi giorni dal centesimo anniversario della nascita, non può naturalmente partire dal fatto che cambiò per sempre la sua vita. Lelio era un pianista vero, un musicista completo che amava il jazz e la buona musica e da virtuoso – ma poliedrico – sapeva far tutto. Anche presentare. Il suo sodalizio con Walter Chiari si rafforza soprattutto alla Bussola dove i due esibivano separatamente ma anche insieme perché il feeling era naturale e spontaneo.

Il loro quartier generale nei lunghi periodi di permanenza da noi era il Royal o il Principe di Piemonte. Un binomio che si completava e che finisce nei guai a fine primavera del 1970. Un’inchiesta della Guardia di Finanza si spinge a indagare su tre nomi eccellenti dello spettacolo italiano: Walter Chiari, Franco Califano e appunto Lelio Luttazzi.

L’accusa è uso e spaccio di sostanze stupefacenti e per Chiari e Luttazzi si arriva all’arresto. Luttazzi non c’entra niente, viene male interpretata un’intercettazione riferita a una chiamata telefonica di Walter Chiari. Luttazzi si fa 27 giorni di carcere a Regina Coeli, dopo di che viene riabilitato con tante scuse. Stessa cosa avverrà nel 1977 per Walter Chiari per non parlare del clamoroso errore giudiziario che riguarderà Enzo Tortora nel 1983. Ma resterà un marchio che condizionerà la carriera di Lelio che era avviatissima e subisce un brusco stop. Proprio nelle ore in cui vengono arrestati Luttazzi e Chiari stavano per firmare i contratti per condurre la nuova edizione di Canzonissima, il programma musicale di punta della Rai.

Al musicista triestino la Versilia è sempre rimasta nel cuore perché non dimenticava che il suo successo è nato proprio da noi. Per un periodo Luttazzi è stato uno dei "magnifici cinque" della televisione italiana insieme a Corrado, Mike Bongiorno, Pippo Baudo ed Enzo Tortora. In un’intervista a inizio anni Duemila Luttazzi ricordò le magiche serate della Bussola e la sua stagione d’oro in Versilia, l’estate 1962. "Io – diceva Luttazzi – non facevo tanta mondanità prima e dopo i miei concerti. Mi alternavo spesso con Bruno Martino e mi piaceva ascoltarlo in sala. Spesso in Versilia, in alternativa all’albergo, affittavo un piccolo appartamento. Con Mina c’era un feeling particolare. Musicalmente era eccezionale. Con lei come con altri spesso giocavo a carte e poi il cuoco Pirovano arrivava con magnifici risottini. Per me Mina oltre che un’amica era una delle cantanti più brave di tutti i tempi".

Il personaggio Luttazzi, elegantissimo sempre in smoking e con la gardenia all’occhiello è stato ricordato nel 2012, due anni dopo la sua scomparsa, dalla Versiliana. Venne omaggiato un Luttazzi inedito, nelle vesti di scrittore che era diverso dal personaggio sempre impeccabile del musicista gentiluomo di altri tempi. Nello scrivere era infatti molto comico e toccava anche i tasti dell’erotismo, sempre con garbo comunque. Scrisse la breve ed esilarante parabola esistenziale di un personaggio triestino come lui, Oberdan Baciro nel periodo che portava al baratro della Seconda guerra mondiale. Una storia briosa e imprevedibile come la migliore delle sue improvvisazioni jazz.