Carlo Alberto Antongiovanni, l’Avvocato della gente

Fra poco più di un mese saranno dieci anni che non è più quotidianamente, sorridente e con un saluto per tutti, nel bel mezzo alla comunità versiliese che vedeva in lui un solido punto di riferimento umano e professionale: l’avvocato Carlo Alberto Antongiovanni era davvero il legale della gente, la persona che suscitava empatia a prima vista, l’uomo rassicurante a cui rivolgersi quando nella vita appare un imprevisto. Gente comune, ma ovviamente anche personaggi pubblici. Gente che se aveva bisogno di un consiglio, un semplice parere, sapeva dove bussare, perché era sicura che quando sarebbe uscita, una soluzione praticabile ai problemi insorti, le sarebbe stata prospettata. "Sentiamo ancora la sua mancanza", ha confidato un avvocato che si è formato nello studio di Carlo Alberto Antongiovanni. Una mancanza caratterizzata anche dalla capacità di sdrammatizzare (ma al tempo stesso, la capacità di affrontare senza remore) i casi più difficili: il diritto era sovrano ma era consapevole che in certo occasioni, un po’ meno diritto e un briciolo in più di buon senso avrebbero fatto trovare la quadratura del cerchio. Un professionista di grande spessore umano, silenziosamente vicino anche a chi non riusciva a sbarcare il lunario, che abbinava all’attività di legale altri interessi. "È stato il maestro di tanti giovani colleghi" aveva sintetizzato Carloni, presidente della Camera penale di Lucca, all’epoca della scomparsa di Antongiovanni. Da giovane legale, Antongiovanni era finito sotto i riflettori con il resto della città, per essere diventato il difensore di uno degli imputati (Pietro Vangioni, che ha sempre proclamato la propria innocenza) del caso di Ermanno Lavorini. Si era battuto con un piglio e un’eloquenza appassionata. Passo dopo passo, era diventato uno dei legali di riferimento del Foro di Lucca. Ma oltre alla professione, il sacro fuoco della politica ardeva nel suo cuore. Prima come attivista Dc e poi come leader del partito Repubblicano italiano. E proprio in rappresentanza dell’edera lamalfiana era diventato assessore alle finanze della prima giunta guidata da un sindaco donna, Carla Dati, a Camaiore nel 1987. E poi la presidenza dell’ospedale “San Vincenzo” di Camaiore (all’epoca dei quattro presidi), per il Carnevale tanto da essere stato indicato dal comune di Camaiore nel consiglio di indirizzo della Fondazione e per il calcio tanto da entrare nei quadri della Procura federale. E questo incarico lo portava a spasso negli stadi di mezza Italia per garantire che il pallone professionistico non perdesse la bussola. Il “legale della gente” continua così a vivere nel ricordo di quanti, e sono davvero tanti, lo hanno conosciuto e apprezzato. Impossibile dimenticarlo anche da parte di chi - per lavoro - deve trovare storie e notizie. "Chiamatemi nei prossimi giorni, va a sentenza una storia bellina per la cronaca". Ma quella volta non ci fu la possibilità di raccontarla perché il Male gli tese l’ultimo, decisivo agguato.