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Addio Ghilardi, campione di coraggio

Nel '96 l’inizio della malattia, se ne accorse durante una corsa. Dopo quella drammatica scoperta è riuscito a vincere altre trenta gare

Lauro Ghilardi aveva 65 anni. E' stato un atleta di punta della Versilia

Massarosa (Lucca), 11 novembre 2019 - Sempre di corsa. Da bambino, coi fratelli, tra i boschi e i torrenti delle colline di Camaiore e da grande, tra i corridori più forti, lungo le strade tracciate incontro alla medaglia d’oro. Così ha vissuto Lauro Ghilardi, per tutti «L’indiano». Nemmeno la malattia l’ha ostacolato, Lauro ha continuato a correre. Più forte del destino. Fino alla scorsa notte, quando si è spento all’ospedale Versilia. Aveva 65 anni.

Era nato alla Pieve, per poi trasferirsi a Piano Di Conca con la moglie e i due figli. Per quarant’anni è stato impiegato al Centro per l’impiego di Viareggio, quello che un tempo era l’ufficio del lavoro. Dove generazioni di versiliesi sono passati, primo mattone per iniziare a costruire un sogno. Quello di Lauro era raggiungere il vento, e sorpassarlo. E’ stato anche un grande atleta, un corridore specialista nel fondo e nella salita. Sgli esordi lo caratterizzarono i capelli lunghi e la fascia intorno alla testa, per questo le cronache sportive lo ribattezzarono «L’Indiano». Soprannone che, traguardo dopo traguardo, mutò in «Campione». Trentacinque anni di corse, 257 gare vinte: a cominciare dal 1976, dal titolo italiano militare 2.000 siepi.  

Annotava ogni gara Lauro, ogni piazzamento, ogni emozione. Così nei suoi appunti del 1996: «Ho accusato un malore», scrisse dopo un corsa. Quello fu l’inizio della più dura delle salite. Nonostante la scoperta del male, e le cure, Ghilardi ha continuano a correre. Ha vinto trenta gare dopo la comparsa del malattia, e nel 2005 ha conquistatoil titolo di campione regionale Fidal Uisp. Sembrava che niente potesse rallentare la sua corsa: «E’ stato davvero un campione, nella vita come nello sport» lo ricorda oggi chi gli ha voluto bene. Poi due anni fa il quadro clinico si è aggravato, non potendo più correre Lauro si è dedicato completamente al suo uliveto al Valentino, alla cura delle piante e alla produzione dell’olio ritrovando le suo origine. Il padre era infatti un piccolo coltivatore. «Ci ha insegnato a non aver paura, cos’è il coraggio. Di Lauro – lo ricordano gli amici – resterà sempre il sorriso, quel modo forte e leggero allo stesso tempo di affrontare la vita».  

«Una perdita per la comunità e lo sport – afferma Mario Matteucci, anima dell’Atletica Camaiore – resterà vivo il ricordo del suo spirito e delle sue vittorie. Lauro era la ‘nostra atletica’. Fu allievo del compianto professor Dagoberto Pelli, che tanti atleti ha ‘coltivato’ per Camaiore». Per chiunque volesse dirgli addio la salma resterà fino alle 16 di oggi all’obitorio dell’Ospedale Versilia.  

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