REDAZIONE UMBRIA

Città di Castello celebra Corrado Bernicchi

Si può essere Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi e al contempo incapace di resistere al piacere di tirare calci ad un pallone insieme ai tuoi innumerevoli allievi, si può insegnare calcio ed educare alla vita, si può frequentare i più prestigiosi palcoscenici del football nazionale e restare ancorato alle tue radici tifernati. Si può, se ci si chiama Corrado Bernicchi e ad onorarne la figura non c’è solo uno stadio a lui intitolato, ma soprattutto l’indelebile ricordo di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Giovedì nel chiostro del Museo del Duomo serata organizzata dai familiari (con il supporto di tanti, in primis Silvano Fiorucci e Antonio Giogli) in occasione del ventennale della morte. L’incontro è stato un susseguirsi di ricordi e testimonianze che hanno fatto luce tanto sul Bernicchi che "inventò" la figura del preparatore atletico nella Sampdoria guidata da Fulvio Bernardini quanto sulla sua cura nel curare la parte tecnica dei giocatori, sulla sua carriera di calciatore con il Bologna e con gli stessi blucerchiati, sulla sua esperienza di docente a Coverciano e di selezionatore della rappresentativa dilettanti umbra, senza tralasciare il suo ruolo nel guidare la spedizione che nel 1972, grazie a Giochi senza frontiere fece conoscere Città di Castello in tutt’Europa.

Paolo Cocchieri