Casini: "Sì, c’era una volta la politica, quella dei Partiti"

Il senatore decano della Repubblica a tutto tondo con il suo ultimo libro all’hotel Brufani. Per lui un bagno di folla. Tanti i colleghi di ieri e di oggi

Perugia, 7 febbraio 2023 - Un vero e proprio bagno di folla al Brufani per il presidente Pier Ferdinando Casini e il suo “C’era una volta la politica - Parla l’ultimo democristiano“ (Piemme editore). Ad ascoltare Casini, memoria storica di questi ultimi quarant’anni anni di politica italiana – otto legislature alla Camera di cui è stato Presidente, tre in Senato due in Europarlamento per non dire degli esordi nelle istituzioni della sua città d’origine, Bologna – tanti politici di ieri e di oggi. Tra loro anche l’ex governatrice dell’Umbria Maria Rita Lorenzetti. Prima il saluto istituzionale del sindaco Andrea Romizi quindi il dibattito, coordinato da Andrea Fora e animato dagli interventi del sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco e dell’ex viceministro agli Esteri Marina Sereni. Casini, oggi senatore decano della Repubblica è un personaggio che ha attraversato la Prima e la Seconda Repubblica: dal suo emozionante esordio in Parlamento, al rapporto con le personalità più importanti della Dc, passando per Tangentopoli, i governi di centrodestra e la presidenza della Camera.  Presidente ha nostalgia del passato?  «Vorrei venisse recuperato quel modo di fare politica. Tutte le scorciatoie dell’antipolitica hanno infatti dimostrato che non si va da nessuna parte senza competenza, professionalità e radicamento nel territorio».  Oggi la politica è fluida, il consenso oscilla velocemente da una parte all’altra, complice il fatto che lo si cerca sui social.

«Vero. Oscilla perché non ci sono più le gabbie ideologiche per cui gli elettorati sono molto mobili e non ci sono più i partiti del passato che erano catalizzatori. Oggi nascono i leader ma la loro permanenza è molto veloce e io nel libro ci scherzo dicendo che non è importante tanto arrivare quanto resistere. I social vanno usati ma senza diventarne schiavi, soprattutto tenendo sotto controllo le fake news». 

Beh lei, dall’alto della sua lunga esperienza potrebbe darne di consigli. A proposito, Gianni Letta le ha suggerito di tenersi in forma per l’elezione del Capo dello Stato nel 2029.

«Io intanto mi tengo in forma per la vita, che viene prima della politica. Bisogna che i politici abbiano quel senso di autoironia che li porta a non prendersi troppo sul serio. I cimiteri sono pieni di gente che si sentiva insostituibile». 

Questa è la terra del buen retiro di Draghi. Lei ci crede che farà solo il nonno uno dal quale, in sordina, sono venuti in visita via via vari presidenti del Consiglio e loro emissari prima di importanti riforme o manovre di bilancio?

«Naturalmente no. Io non ci sono mai capitato, ho sempre visto Draghi in altri posti ma credo che il pellegrinaggio non sia finito. Lui adesso fa un po’ il Cincinnato ma è pronto ad essere richiamato, lo sanno tutti. Tra l’altro è una persona molto simpatica nel privato, tutt’altro che ingessato come appare sui media. Io l’ho sostenuto convinto che sia stato utile per il Paese. Sono del parere che i migliori servitori dello Stato debbano sempre tenersi pronti a un servizio permanente effettivo».

Umbria, quali politici ricorda?

«Beh tanti, da Malfatti, uno degli uomini migliori della Dc, a Micheli, Spitella, Luciano Radi solo per rimanere in casa Dc. Ma nel mio ricordo ci sono tanti politici italiani da Spadolini a Craxi, da Fanfani a Moro. Dobbiamo ricordare il grande rispetto che avevano anche per le persone più umili come noi giovani, non avevano perso la voglia di insegnarci. Ecco, bisognerebbe ritrovarla quella voglia. Mi consenta di ricordare anche una grande regina come Nilde Iotti che io votai. Non si vive di nostalgia ma la memoria va coltivata e un Paese come il nostro dovrebbe farlo».