
Quella che, solo quattro anni fa, era stata dichiarata l’azienda dove si lavora meglio in Italia, da ieri non esiste più. L’azienda fondata e guidata da Luca Tomassini è stata messa in liquidazione ed il socio di maggioranza, la holding Aglaia controllata dalla famiglia Tomassini, ha proposto che l’incarico di liquidatore venga svolto da Katia Sagrafena, moglie dell’imprenditore e direttore generale della società. Il primo atto sarà ora quello di avviare le procedure per il licenziamento collettivo di 35 dipendenti mentre per il 16 novembre è convocato il tavolo di confronto tra le parti sollecitato dalla Regione per capire quali spazi di manovra di siano per tutelare i 137 dipendenti complessivi del gruppo il cui fatturato è progressivamente crollato nel corso degli ultimi tre anni.
Anche l’accesso alle procedure concorsuali è ovviamente in discussione alla luce del disastroso contesto finanziario in cui Vetrya è sprofondata senza possibilità di uscirne mentre lo smantellamento dell’azienda sarà totale ad eccezione dell’area direzione. Spetterà ai tecnici nominati dal tribunale valutare se esista una capacità aziendale di produrre fatturato necessario a pagare i debiti. Le perdite accumulate del primo semestre 2021 sono di circa 13 milioni di euro netti con una riduzione complessiva di ricavi e vendite del 78% rispetto all’anno prima. Insieme ai propri consulenti, Vetrya punta ad ottenere un concordato preventivo per la possibile prosecuzione di un terzo delle attuali attività e "con l’auspicato intervento di un soggetto terzo che possa sorreggere l’ipotetico piano concordatario". Intanto, è stato registrato un nuovo marchio ed un nuovo dominio internet al nome Quibyt, con la stessa sede di Vetrya nel "Corporate campus Ioop" in via dell’innovazione, il cui sito spiega che l’attività sarebbe quella di "Implementare e supportre i servizi e le attività per la trasformazione digitale". Sullo sfondo c’è anche l’inchiesta della procura di Milano che ha indagato Tomassini, insieme ad altri ex manager e dipendenti dell’azienda, per una ipotesi di reato connessa ad una truffa effettuata a livello nazionale dall’importo di 21 milioni di euro.
Cla.Lat.