REDAZIONE UMBRIA

"Una scelta tecnica, la storia non si cancella"

Il sindaco Andrea Romizi interviene sulla vicenda dei fasci littori del Mercato Coperto. "Nessuna regia politica, nemmeno occulta"

Adesso dice la sua. Dopo settimane di polemiche, attacchi e critiche, il sindaco Andrea Romizi rompe il silenzio. E con un lunghissimo post sulla sua pagina Facebook interviene sulla vicenda dei dipinti murali raffiguranti due fasci littori, riemersi a seguito dei lavori del Mercato Coperto. "Mi dispiace – dice subito – che in parte la discussione sia scaduta in immaginifiche ricostruzioni viziate dal pregiudizio e dalla strumentalizzazione".

Per questo vuole subito sgomberare il campo da "considerazioni infondate, inventate, gravemente ingiuste e quindi da rigettare con fermezza". A cosa si riferisce? "A chi vuole dipingere il sindaco quale prigioniero di un manipolo di reazionari nostalgici, prevaricatori e sovvertitori dell’ordine democratico. E sullo stesso filone – insiste – altre fantasiose congetture" che attribuiscono quel recupero a una forza politica o "a un assessore, che, tra l’altro, neanche era assessore al momento dei fatti". Il sindaco non accetta neppure insinuazioni rivolte alla sua famiglia e ricorda "che la nonna Luciana e il nonno Renato, per molti mesi e fino allo sbarco di Anzio, nascosero in casa una giovane famiglia ebrea". I miei simboli, dichiara "sono la Repubblica e la Costituzione".

Ma allora cosa è successo al Mercato Coperto? Per Romizi è stata "una scelta tecnica", come ha spiegato l’allora soprintendente e "di certo non c’è stata nessuna regia politica, nemmeno occulta. Si è valutato – prosegue – di ripristinare i segni del ventennio, tipici di un’opera realizzata nel 1932, semplicemente come testimonianza storica. Averli riportati alla luce non intacca in alcun modo l’adesione ai principi della nostra Carta costituzionale, al valore indiscusso della libertà, al ripudio della dittatura, della violenza e del razzismo". Per quanto la scelta "non sia stata politica, nulla osta alla possibilità, alla necessità di un dibattito. Non ritengo però accettabili speculazioni di parte", dice ricordando che la Soprintendenza fa capo al ministro Franceschini del Pd. "E le valutazioni della soprintendenza perugina non sono isolate, ma coerenti e in linea con quanto attuato diffusamente dalle soprintendenze di tutta Italia".

Il sindaco riconosce che il dibattito, "al di là delle asprezze, non è stato né inutile né infruttuoso" e si dice molto convinto della proposta del professor Alberto Grohmann: "Alla base dei due fregi si potrebbe applicare un pannello con l’indicazione e la spiegazione storica che ponga in luce perché quella decorazione fu posta in un edificio pubblico del 1932. E, in un luogo così evocativo, quella spiegazione dovrebbe raccontare ciò che ha significato anche nella nostra città il fascismo, con il suo portato di privazioni, persecuzioni e dolore". A chi minaccia di non entrare in un luogo effigiato con fasci littori, replica: "Chiaramente è libero di farlo. Io invece, portando i miei bimbi al mercato spiegherò loro in quale epoca è stato costruito, in quale Italia e sotto quale dittatura, pregandoli di non dimenticare quella pagina sofferta ed il tanto sangue versato per riconquistare una libertà che non dobbiamo mai dare per scontata. Perché la storia non si cancella, si studia e si affronta. La memoria è il nostro patrimonio più grande. Ed è nella memoria che si compie ogni processo storico".

Sofia Coletti