Turismo in Umbria, Federalberghi "Buon afflusso di visitatori ma va risolto il nodo-affitti brevi"

Fittuccia: "Troppe le residenze private dei centri storici destinate all’ospitalità. Ha ragione il sindaco di Firenze, fanno perdere identità ai luoghi e creano problemi all’occupazione".

Turismo in Umbria, Federalberghi  "Buon afflusso di visitatori  ma va risolto il nodo-affitti brevi"

Turismo in Umbria, Federalberghi "Buon afflusso di visitatori ma va risolto il nodo-affitti brevi"

"Non è il boom registrato per il 25 Aprile ma tutto sommato direi che le cose anche in questo ponte del 2 giugno, nonostante il meteo, stanno andando bene". Il presidente di Federalberghi Umbria Simone Fittuccia, fa il punto della situazione parlando di un "70% di occupazione delle strutture alberghiere". Un buon risultato dunque che non spegne però i riflettori della categoria sulla nube “scura“ dell’abusivismo.

"Ha ragione il sindaco di Firenze Nardella a prendere provvedimenti" motiva Fittuccia spiegando di aver avuto un lungo confronto telefonico col primo cittadino toscano. "Abbiamo parlato della recettività con ’affitti brevi’ da parte di privati. E del ddl che sta preparando il Governo per mettere un po’ di ordine nel settore. Ma secondo lui nelle modalità in cui è stato proposto, l’idea è quella di imporre un minimo di due notti, risolverà ben poco".

"Il problema – continua – non è poi solo quello dell’abusivismo ma soprattutto lo spopolamento dei centri storici che induce. E che finiscono per trasformarsi in ’dormitori’ perdendo così la loro autenticità".

Possibile?

"Uno sguardo ai numeri aiuta a far comprendere meglio la situazione. Consideri che solo in centro a Perugia ci sono più di 1.164 case che sono destinate agli affitti brevi. Ad Assisi se ne contano 684. Ma il fenomeno è ormai diffusissimo ovunque, da Todi a Spoleto, da Gubbio a Orvieto, dal Trasimeno all’Altotevere. Quindi consideri quante migliaia di strutture ad ’affitto breve’ ci sono a fronte, in tutta la regione, di 578 strutture alberghiere, 400 iscritte alla nostra federazione, e 2.000 tra Agriturismi, B&B e Country House".

Il dato preoccupa?

"Sì, nel momento in cui chi acquista casa in centro lo fa magari solo con questo obiettivo. Perchè vuol dire che va a risiedere altrove e che quindi quando non c’è turismo quelle abitazioni restano vuote facendo morire anche le attività di servizio che ruotano intorno e quindi creando effetti negativi anche sull’occupazione. In più, non conoscendo a fondo le normative, chi decide di fare business in questo modo spesso esercita l’attività di accoglienza in modo totalmente abusivo. O peggio ancora affitta a organizzazioni specializzate che poi si occupano di ricettività subaffittando a loro volta".

Due cose diverse. Spieghiamo.

"Allora, rispetto alle 1.164 strutture del centro di Perugia, solo 300 circa risultano in regola, tanto che esiste un dossier che è stato consegnato alla Regione. Il resto è sommerso. Molti privati ignorano i loro obblighi. Compresa la denuncia dei documenti degli ospiti che arrivano in città agli organi di pubblica sicurezza. Per non dire della tassa di soggiorno, dell’Imu, della Tari, e delle bollette di energia e gas differenziate e adeguata all’attività che si svolge".

E quindi?

"Vanno informati ed educati al rispetto delle procedure e al versamento delle tariffe previste per chi svolge attività di ricezione. E invece nel silenzio dell’abusivismo i centri storici delle nostre città d’arte stanno diventando alberghi a cielo aperto. E gli immobili, il cui prezzo di mercato tra l’altro in questo modo aumenta, non vengono più destinati magari all’affitto di giovani coppie ma a questo tipo di attività facendo così spopolare il territorio che finisce col perdere la propria identità e l’attrattività che ne consegue".

Però magari i paesini, i piccoli borghi privi di alberghi senza queste strutture non potrebbero attrarre turisti.

"E’ vero. Ma serve, ripeto, il rispetto delle regole. Perché nell’Alberghiero c’è una filiera che crea occupazione . Con gli affitti brevi invece si prenota e si paga on line, si entra negli immobili con un Qr code e si va via chiudendo la porta. Al massimo poi entra una donna delle pulizie a sistemare. Insomma...".

Cosa avete intenzione di fare?

"Intanto abbiamo fatto a livello nazionale un direttivo con tutti i sindaci delle maggiori città turistiche tra cui, appunto, Firenze. Le armi però al momento sono spuntate, l’attuale normativa non aiuta. Serve un provvedimento ad hoc. In Francia ad esempio si parte da un minimo di sette notti per un massimo di 120 giorni l’anno. Da noi non esistono limiti di occupazione. Un giorno e via. Quindi se è vero che aumenta l’affluenza sul territorio non aumenta però, anzi ne risente, l’occupazione. La prossima settimana ad Assisi arriverà il ministro Santanché cui manifesteremo tutte le nostre perplessità. Ma stiamo lavorando anche con la Regione per capire quale strategia usare per combattere il fenomeno dilagante dell’abusivismo".

D. Miliani