"Terapia antibiotica iniziata dopo 10 ore". Maria Elia, battaglia di perizie in aula

Presentata dagli avvocati del padre Gennaro la nuova consulenza che accusa: mancata somministrazione dei medicinali subito dopo il ricovero. "I farmaci solo alle 8, ma alle 22 il quadro clinico era già chiaro".

"Terapia antibiotica iniziata dopo 10 ore". Maria Elia, battaglia di perizie in aula
"Terapia antibiotica iniziata dopo 10 ore". Maria Elia, battaglia di perizie in aula

"La vicenda ancora non è chiusa, neanche dal punto di vista penale. Se Maria Elia fosse stata trattata in maniera conforme alle Linee di indirizzo per la gestione della sepsi e dello choc settico approvate nel 2018 dalla Regione Umbria e a quelle internazionali, avrebbe avuto l’80% di possibilità di salvarsi". A sostenerlo ieri mattina in aula, durante l’incidente probatorio, è stato l’avvocato Antonio Cozza che con il collega Nicodemo Gentile assiste Gennaro Elia, il papà di Maria, morta a 17 anni in ospedale, dopo tre giorni di ricovero. In sostanza, secondo la consulenza del dottor Dario Antonio Silletta, medico di Medicina interna e infettivologo dell’ospedale di Pescara, i sanitari che hanno avuto in cura Maria avrebbero dovuto "attivare tempestivamente il protocollo ospedaliero facente riferimento alle linee guida internazionali che indicano con un grado di “forte“ raccomandazione l’avvio della terapia antibiotica". Terapia antibiotica che, secondo la consulenza del dottor Silletta, è stata avviata "con un ritardo di almeno dieci ore", ovvero alle 8 del mattino seguente al ricovero quando, poco dopo l’ingresso in Pronto Soccorso (alle 22.09), erano già disponibili tutti i risultati degli esami che evidenziavano la presenza di sepsi ("procalcitonina di 44,41 ngml, vale a dire 90 volte superiore ai limiti della norma" e un incremento dei "lattati di 4,3 a fronte di un valore normale tra 0,4-0,8") ed era disponibile l’esito positivo del tampone per l’H1N1. "La terapia antimicrobica endovenosa – sottolinea il dottor Silletta nella sua consulenza – deve essere iniziata con tempestività (entro un’ora) dal riconoscimento dello stato di sepsi o choc settico. Infatti è dimostrato che a ogni ora di ritardo dall’inizio del trattamento corrisponda un incremento della mortalità e delle complicanze d’organo".

Alla Procura, all’esito dell’udienza di ieri, il compito di valutare se ci siano o meno estremi di rilievo penale. Nel procedimento sono indagati cinque medici specializzandi.

AnnA