
Alcuni dei reperti rinvenuti
Si tratta di una delle scoperte archeologiche più importanti avvenute ad Orvieto negli ultimi decenni. Sei cassette di reperti, contenenti "le testimonianze più antiche mai rinvenute e meglio documentate all’interno dell’area urbana di Orvieto perché scavate con metodi scientifici". Si tratta di frammenti databili tra il 1700 e il 1650 a.C. con decorazioni di cultura appenninica. Olle, una coppa con ansa bifora, un rocchetto per tessitura femminile, un vaso con decorazioni geometriche. Tesori emersi durante la ristrutturazione di un edificio di via Garibaldi e salutati dagli archeologi come "un’eccezionale scoperta di tracce di una frequentazione estesa dall’Età del Bronzo Medio alla prima Età del Ferro, collocata in un arco temporale compreso tra 3400 e 3100 anni fa". La scoperta è avvenuta nel corso dell’attività di sorveglianza archeologica ad un cantiere edile disposta dalla Soprintendenza dell’Umbria nell’ambito delle sue funzioni di tutela del patrimonio culturale. Il lavoro, proseguito per diversi mesi, è stato seguito sul campo dall’archeologo Francesco Pacelli, sotto la supervisione scientifica del funzionario archeologo Luca Pulcinelli e la consulenza di studiosi di protostoria quali Francesco di Gennaro e Barbara Barbaro. Lo scavo di un ambiente al piano terreno dell’edificio, necessario per la costruzione di una scala, ha permesso di riconoscere e documentare archeologicamente una complessa stratificazione che mostra la sovrapposizione delle diverse fasi dell’evoluzione urbanistica della città. All’eccezionale profondità di 3,60 metri sono state individuate tracce delle fasi più remote della vita sul pianoro orvietano, testimoniate da frammenti di vasi modellati senza l’uso del tornio, lucidati a stecca e riccamente decorati con motivi geometrici realizzati a mano o per mezzo di stampini.
Cla.Lat.