
La segretaria generale della Cgil Umbria, Rita Paggio, e la responsabile delle politiche di genere della Cgil Umbria, Stefania Cardinali
PERUGIA - "L’ultimo femminicidio, di cui colpisce la giovanissima età sia della vittima che del carnefice, è l’ennesima dimostrazione di quello che la Cgil sostiene da tempo: la violenza sulle donne non si combatte unicamente sul piano repressivo. Questa vicenda non solo porta con sé lo spettro di un timore che in tutte le sedi abbiamo sempre espresso, ovvero che la cultura patriarcale che sottende ai femminicidi è ben lontana dall’essere eradicata, ma dimostra che questa continua a mettere radici anche nelle giovani generazioni". È quanto dichiarano la segretaria generale della Cgil Umbria, Rita Paggio, e la responsabile delle politiche di genere della Cgil Umbria, Stefania Cardinali. Per le dirigenti sindacali "le ultime disposizioni di legge, che si muovono solo sul piano penale, non stanno in alcun modo contrastando un fenomeno così radicato nel nostro Paese, perché essenzialmente di natura culturale. È su quel piano che occorre combattere".
Si fa sentire anche la voce della sindaca Vittoria Ferdinandi, delegata Anci alle Pari opportunità. "Il femminicidio è un male profondo e antico. Le istituzioni assumano il compito per prevenirlo. Martina non è morta per fatalità. E’stata assassinata per mano di chi non accettava il suo rifiuto. E’ stata assassinata da una cultura che confonde il possesso con l’amore, il controllo con il rispetto, l’egoismo con l’affetto".