
Le indagini della squadra mobile, coordinata dal’ufficio diretto dal procuratore Raffaele Cantone
Il video della spedizione punitiva aveva provocato particolare allarme nell’opinione pubblica. Un episodio brutale, in centro storico, in mezzo a tanti testimoni, semplici avventori che si trovavano, per tutte altre ragioni, nello stesso luogo in quel momento. Attimi di violenza e paura che hanno riportato alla mente un passato dell’acropoli che ha rappresentato una vera ferita per la città. Circa quindici anni dopo, sembrava essere tornati indietro nel tempo, con il corollario di polemiche politiche che per giorni sono proseguite. Per quell’episodio, ora, dopo meno di un mese, ci sono quattro indagati. Per gli investigatori della squadra mobile, le persone che si celano sotto ai passamontagna di chi, la notte del 3 maggio, era entrato nel kebab di via Bartolo, bastone in mano, per aggredire un giovane tunisino che, nell’episodio, aveva riportato ferite giudicate guaribili in 8 giorni. Gli indagati, nei confronti dei quali ieri è scattata una perquisizione, sono un ventenne greco di origini albanesi, due albanesi di 23 e 25 anni e un quarto straniero che, la sera della spedizione punitiva non era ancora maggiorenne. La Procura della Repubblica di Perugia contesta loro il reato di lesioni personali aggravate. Le perquisizioni, che hanno interessato auto e abitazioni dei quattro, hanno permesso di recuperare dei manganelli telescopici, un bastone di legno, un tubo di ferro, una mazza da baseball, due martelletti frangivento e una bomboletta di spray urticante che sono stati sequestrati. Le indagini proseguono per individuare un quinto uomo che, secondo le indagini condotte, sulla scorta di testimonianze e immagini delle telecamere, avrebbe preso parte all’aggressione. L’episodio di violenza, come detto, aveva creato allarme tanto per le modalità con cui si era consumato che per l’orario e il luogo. Un’aggressione avvenuta davanti a tutti, quasi un’azione dimostrativa, evidentemente per regolare un qualche tipo di conto rimasto in sospeso. Aspetto sul quale la squadra mobile, coordinata dal’ufficio diretto da Raffaele Cantone, sta lavorando per ricostruire il quadro nel quale l’episodio possa essere maturato e se possa essere collegabile ad altri precedenti.