
di Alessandro Orfei
Mauro Silvestri, giornalista, è la voce della Giostra della Quintana. Con la sua narrazione discreta e sempre puntuale, accompagna da anni la competizione equestre al Campo de li Giochi e il Corteo. Mauro Silvestri, storico quintanaro, entra nello staff del neo presidente dell’Ente, Domenico Metelli, nel 2000, iniziando a presentare i tanti eventi e poi nel ruolo di magistrato ‘Stampa e propaganda’. Come voce del Corteo, l’esperienza parte nel 2004. Come hai iniziato al Campo de li Giochi?
"Nel 2005, perché il collega con cui avevo diviso l’esperienza delle presentazioni l’anno precedente (Alberto Scattolini, ndr) era malato e mi cimentai da solo nella prova. E nel 2006 fui confermato, da lì è cronaca".
Il momento più emozionante?
"Tanti i momenti. Tutte le Giostre, a chi è quintanaro, suscitano emozioni. Mi è capitato di commentare la vittoria del mio Rione (Giotti, ndr), e devo dire di essere riuscito a mantenere il controllo necessario, tanto da aver ricevuto i complimenti di Andrea Ponti, il priore del Croce Bianca, che mi disse che non si sentiva la differenza con gli altri. Ho anche commentato momenti meno belli, come alcuni infortuni ai cavalli. La Giostra è emozioni e ricordi, che porto nel cuore e che custodisco gelosamente, come un privilegio".
Come è cambiata la Quintana negli anni?
"Vengo dalla Quintana degli anni ’70-’80 ed era una manifestazione che si stava sviluppando. Quella del terzo millennio, con il presidente Metelli, è un evento che ha avuto una forte accelerazione. Siamo stati i primi in Italia ad inserire il regolamento antidoping, c’è stata una profonda attenzione al cerimoniale, a tutto quello che riguarda il Gareggiare dei Convivi. C’è anche una partecipazione diversa, per noi ragazzi di allora era l’unico divertimento. I rioni erano aggregazione, amicizie di una vita, amori. Ma la Quintana resta la struttura sociale della città: nel ’46 cemento per il dopoguerra, forza per ripartire dopo il terremoto del ’97, dopo la crisi economica del 2008 e lo sarà anche oggi, contro la pandemia".
E la Quintana del futuro?
"Spero che continui alla grande. L’auspicio che continui, con un ricambio adeguato, anche la grande scuola dei cavalieri folignati che stanno facendo scuola in tutte le Giostre d’Italia".
Cos’è per te la Quintana?
"Una passione, che ha segnato la mia vita e continuerà a farlo".
Un ruolo che avresti voluto ricoprire?
"Non sono mai stato priore, sono stato vice. Non è un ruolo che ho mai sognato, semplicemente non è capitato. Mai neanche tamburino. E questo, per un quintanaro, è un demerito. Il cursus honorum si inizia da lì".
Come sarà la Giostra 2021?
"Ci sarà più pubblico, anche se ancora non come una volta. La Gara poi è imprevedibile, solo il Dio Marte decide chi vince".