Scienze Politiche chiude le porte . Negato l’uso delle aule agli studenti

Il sindacato universitario Link dichiara lo stato d’agitazione. Cardinali: "Richieste cadute nel vuoto. Il rifiuto del direttore? Possibilità di usufruire degli spazi dell’Ateneo solo da parte delle rappresentanze".

Scienze Politiche chiude le porte . Negato l’uso delle aule agli studenti

Scienze Politiche chiude le porte . Negato l’uso delle aule agli studenti

Gli studenti chiedono la disponibilità di alcune aule per organizzare incontri e dibattiti su temi aventi ad oggetto la repressione e l’antifascismo: il Dipartimento le nega. Succede a Scienze Politiche. E scatta lo stato d’agitazione. "La nostra denuncia – racconta Nicola Cardinali, coordinatore del sindacato universitario Link Perugia – segue una serie di tentativi, caduti nel vuoto, di ricevere delle spiegazioni esaustive rispetto alle motivazioni e di richiedere tavoli di confronto con la direzione di Dipartimento. Le risposte arrivate dal direttore farebbero riferimento alla possibilità di usufruire degli spazi dell’Università solo da parte delle rappresentanze, in virtù di una regolamentazione di gestione interna dell’Ateneo che, tuttavia, come riportano gli studenti, non corrisponde ai regolamenti effettivi. Questo silenzio del direttore e del rettore Maurizio Oliviero - prosegue Link - ci preoccupa molto. Le motivazioni del diniego non corrispondono a ciò che è riportato nella Carta dei Diritti degli Studenti Unipg. Per questo, disposizioni e interpretazioni della Carta che prevedono l’utilizzo degli spazi dell’Università solo per questioni o attività di rappresentanza sono, a nostro avviso, in ogni caso illegittime, in contraddizione anche rispetto all’anno accademico 2022-23 in cui la stessa Link Perugia non aveva riscontrato resistenze per organizzare altre iniziative, tra cui un confronto sulla proposta di autonomia differenziata in collegamento con i rappresentanti degli Atenei pugliesi". Secondo Cardinali dopo un semestre di silenzio e poca trasparenza "siamo costretti ad aprire uno stato di agitazione. Questa situazione è inaccettabile e lesiva della democrazia e della partecipazione intera all’Università".

Silvia Angelici