REDAZIONE UMBRIA

Perugino e Burri nel segno del Nero Dialogo nel tempo tra i maestri

Una raffinata mostra a Palazzo Baldeschi a Perugia propone venti opere di due dei più grandi artisti umbri

Perugino e Burri nel segno del Nero Dialogo nel tempo tra i maestri

Così lontani eppure così vicini. E’ un dialogo nel segno del colore nero ma anche di un’identica sensibilità e di un comune amore per la materia, lo spazio e l’armonia quello che, a distanza di 500 anni, unisce Pietro Vannucci e Alberto Burri. E’ quanto si può ammirare nella suggestiva, intensa e raffinatissima mostra “Nero Perugino Burri“ che Fondazione Perugia, in collaborazione con Fondazione Burri, allestisce a Palazzo Baldeschi da oggi fino al 2 ottobre.

L’esposizione, curata da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà, si inserisce con taglio originale e innovativo nelle celebrazioni per il cinquecentenario della morte del divin pittore e propone una ventina di opere di due tra i più grandi artisti umbri. Unite dal comune denominatore del nero, soluzione cromatica suggestiva e peculiare, adottata da entrambi, con prestiti da alcuni fra i più importanti musei del mondo, tra cui il Louvre di Parigi, gli Uffizi di Firenze la Galleria Nazionale dell’Umbria, oltre alla Collezione Burri. Il progetto è nato dalla volontà di valorizzare una piccola tavola del Perugino, la “Madonna col Bambino e due cherubini“, di proprietà della Fondazione Perugia, realizzata intorno al 1496 su uno sfondo completamente nero. Dopo aver scartato altre idee (anche per prestiti annullati dall’Ermitage) si è deciso di indagare l’uso dello sfondo nero in alcune opere del Perugino in dialogo e in simultaneità visiva con una decina di opere di Burri dove c’è lo stesso interesse per il nero, inteso come buio che permette alla luce di emergere: una grande innovazione per l’epoca del Perugino, uno dei tratti più ricorrente nell’arte di Burri.

La mostra si snoda al piano nobile di Palazzo Baldeschi in un percorso emozionante, arricchito da un’atmosfera immersiva e un suggestivo gioco di luci. Le opere dei due artisti "non sono a confronto ma in dialogo" dicono i curatori. E ad unirle non è solo il colore ma anche precise e spesso sorprendenti consonanze cromatiche e formali, "anche se ognuno può interpretare il dialogo liberamente e trovare similitudini e assonanze." Ed ecco il “Ritratto di Francesco delle Opere“ in dialogo con “Catrame“, “Imago pietatis“ con “Rosso“, il “Ritratto di giovinetto“ con “Ferro E“, la “Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina“ con “Cretto“. C’è anche un video che mette a confronto dettagli e particolari delle opere e un prezioso catalogo di Fabrizio Fabbri Editore.

Sofia Coletti