Pamela Mastropietro, maglietta choc. La mamma: "Come si fa a dubitare della violenza?"

Alessandra Verni, madre della ragazza uccisa nel 2018 a Macerata, pubblica un post su Facebook: "Non è finita qui, ho altro da mostrare. Sono esasperata, ma rispettosa delle istituzioni"

Perugia, 26 gennaio 2023 - "Ebbene sì, ho mostrato le foto di come il suo carnefice ha ridotto la mia Pamela. E non è finita qui. Ho altre foto e documenti inequivocabili da mostrare". A dirlo, con rabbia in un post su Facebook, è Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropiero, che ieri in tribunale a Perugia - in occasione del processo d'appello bis per la sola violenza sessuale nei confronti di Innocent Oseghale (già condannato all'ergastolo per l'omicidio compiuto a Macerata nel gennaio 2018) - ha mostrato le foto choc della figlia fatta a pezzi. 

Alessandra Verni con la maglietta choc di Pamela Mastropietro e il post su Facebook
Alessandra Verni con la maglietta choc di Pamela Mastropietro e il post su Facebook

Il post di Alessandra Verni

Oggi la mamma di Pamela è tornata sull'argomento pubblicando un lungo post sulla pagina "La voce di Pamela Mastropietro" e nel quale spiega il motivo per cui ha scelto di mostrare quelle immagini. "Ebbene sì - inizia il post - ieri, durante e dopo l'udienza per il cosiddetto appello-bis a Perugia, ho mostrato le foto di come il suo carnefice ha ridotto la mia Pamela. Come si fa a mettere in discussione la violenza sessuale, in un contesto demoniaco nel quale mia figlia è stata uccisa con due coltellate, disarticolata, depezzata chirurgicamente in più di venticinque parti, scuoiata, scarnificata, decapitata, esanguata, asportata di tutti i suoi organi interni ed esterni (la pelle), amputata dei seni e dell'apparato genitale, lavato, quest'ultimo, con la candeggina, fin dentro la cervice uterina?".

"Come si fa anche solo ad ipotizzare che Pamela potesse essere consenziente - prosegue il post - avendo una patologia psichiatrica che, come ampiamente dimostrato ed accertato nei due gradi del merito che si sono svolti prima della famigerata Cassazione, la poneva, già di suo, in uno stato di incapacità di intendere e di volere? Come si fa a sostenere che, per questo, a cui poi, purtroppo, sì è aggiunto l'uso della sostanza stupefacente vendutagli dai complici di Oseghale, fosse anche minimamente consenziente al rapporto sessuale con quest'ultimo?".  

"Quale, allora, sarebbe stato il movente del suo successivo massacro? E perché Oseghale, fino a quando ha potuto, ha negato lo stesso rapporto sessuale, se questo era stato consenziente?", aggiunge. "Ho mostrato le foto, sì, e con me c'erano le amiche di Pamela ossia ragazze come lei che si chiedono: 'Ma come è possibile tutto questo?'", sottolinea ancora Alessandra Verni. 

"Il popolo è giusto che sappia, perché, se la giustizia è amministrata in suo nome, è opportuno che esso prenda conoscenza di ciò di cui stiamo parlando e che, finora, per un motivo o per un altro, non ha potuto vedere - prosegue - E non è finita qui, perché ho altre foto ed altri documenti, chiari, netti, inequivocabili da mostrare".  "Io sono esasperata e questo, ormai, costituisce paradossalmente la mia forza - sottolinea ancora Alessandra Verni - Se questa mia è una 'critica' per il passato, non vuol dire che, come fatto finora, io non sia e non rimanga rispettosa delle istituzioni. Credo, voglio credere ancora, nonostante tutto, nella giustizia ed auspico che la Corte chiamata, obtorto collo, a decidere nuovamente se la mia Pamela sia stata violentata o meno, provveda nell'unico modo che la logica, le evidenze processuali ed il senso di umanità gridano disperatamente".

Oseghale, udienza rinviata

L'udienza di ieri è stata rinviata al 22 febbraio perché nonostante la riapertura dell'istruttoria nessuno dei due testimoni che dovevano essere sentiti si è presentato in aula. Dopo il rinvio, i giudici della Corte presieduta da Paolo Micheli hanno chiesto a Oseghale se "ha intenzione di partecipare alle prossime udienze". "No" è stata la sua risposta. "Basta oppressione giudiziaria", ha detto poi il nigeriano mentre stava lasciando l'aula. A quel punto, si è rischiato lo scontro fisico. La mamma di Pamela ha reagito cercando di scagliarsi contro di lui: "Dimmi... dimmi che vuoi", gli ha urlato Alessandra Verni. Polizia penitenziaria e carabinieri li hanno però rapidamente allontanati. "Adesso si viene a chiedere a un carnefice se vuole partecipare all'udienza oppure no. Mettiamogli pure un tappeto rosso", ha detto la madre al termine dell'udienza. 

Se Oseghale venisse accolto dall'accusa di violenza sessuale, la condanna scenderebbe a 30 anni. La prossima udienza è stata fissata il 22 febbraio 2023.