Prima di ammalarsi o di farsi male sarà meglio guardare l’orologio. Considerazione amarissima a parte, di certo all’ospedale di Assisi ci sono dei servizi di diagnostica, come tac ed ecografie, che vengono erogati ‘a ore’, con quel che ne consegue in termini di assistenza ai malati, ai trasferimenti in altre strutture e tutti i disagi che tutto questo comporta.
"Va trovata una soluzione con urgenza. Non si può avere un pronto soccorso poco funzionale" dice in proposito Massimo Paggi, già primario di tale struttura e oggi l’assessore comunale ai servizi socio-sanitari che lamenta come l’attività dell’ospedale di Assisi continui a essere ridotta a causa della carenza cronica e generalizzata di personale medico e paramedico. Tutto questo dopo che, da anni e anni, si parla di potenziamento dei servizi: parole non sostenute da fatti concreti". Entrando nello specifico Paggi denuncia due situazioni gravi. La prima riguarda il servizio di diagnostica per immagini (tac ed ecografia) la cui funzionalità precaria, a ore e a seconda della disponibilità di altri enti, obbliga il pronto soccorso a lavorare tra mille disagi e, purtroppo, a non garantire un’assistenza efficace e adeguata alla cittadinanza. La seconda è relativa al servizio degli autisti che forse a breve sarà privatizzato a causa delle mancate assunzioni, cosa non accettabile perché così si perdono posti di lavoro in settori come il 118 e quindi il servizio ambulanze. "Il grado di civiltà di una comunità – spiega ancora l’assessore Paggi- si misura anche e soprattutto dalla risposta sanitaria alle esigenze delle persone. Assisi è una città che richiama tantissimi turisti da tutte le parti del mondo e a questi cittadini, oltre il patrimonio artistico e spirituale, è doveroso offrire un adeguato servizio sanitario.
Sull’ospedale l’amministrazione comunale non abbasserà la guardia perché la nostra struttura serve oltre 60 mila abitanti del comprensorio senza contare i milioni di turisti che ogni anno affollano Assisi e la città necessita di un ospedale funzionale perché non devono esistere località dove il diritto alla salute è più garantito rispetto ad altre".
Maurizio Baglioni