Morto fuori dalla discoteca, i tre indagati messi ai domiciliari

Ieri l'interrogatorio in carcere a Perugia

Filippo Limini

Filippo Limini

Perugia, 19 agosto 2020 - Il giudice per le indagini preliminari Natalia Giubilei ha convalidato l'arresto e disposto gli arresti domiciliari per Brendon Kosiqi, Denis Hajderlliu e Kevin Malferteiner, i tre giovani albanesi indagati per rissa agravata e omicidio preterintenzionale dopo la morte di Filippo Limini, 24 anni, di Spoleto, nella notte di Ferragosto dopo una rissa all'esterno di una discoteca di Bastia Umbra.

Il giudice ha ritenuto che "sussistano i gravi indizi di colpevolezza" nei confronti dei tre, arrestati dai carabinieri della compagnia di Assisi. Ha anche però evidenziato che "le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari".

Non individua «un gruppo di aggressori e di aggrediti» ma parla di «una iniziale volontà di contrapposizione reciproca» il gip di Perugia. Secondo la ricostruzione del gip solo «successivamente» alla contrapposizione iniziale «gli indagati, essendosi resi conto di poter avere la peggio perché in inferiorità numerica, sono fuggiti, venendo poi inseguiti». Nel provvedimento si sostiene come sia «vero» che questi - che «hanno dato dimostrazione, nell'occasione, di non riuscire a controllare i propri impulsi violenti» - «hanno partecipato alla rissa» ma «dall'altra parte vi era un gruppo di persone, in corso di identificazione, ben più nutrito, tra cui la vittima, che si è contrapposto con una violenza risultata addirittura superiore, se si tiene conto dell'inseguimento e dell'aggressione con corpi contundenti, come attestano gli ingenti danni alla vettura». Per il giudice «solo il fatto di essersi riparati all'interno» dell'auto «non ha portato ad esiti gravi anche con riguardo all'incolumità fisica degli indagati».

Il giovane alla guida - difeso dall'avvocato Delfo Berretti - ha sostenuto di non avere visto Limini Senapa a terra dopo essere stato colpito dal pugno, di non essersi accorto di averlo travolto procedendo in retromarcia e che quella era l'unica direzione possibile (essendo in una strada chiusa). «C'è anzitutto comprensione per giovane morto - ha detto il legale - ma la giustizia deve far emergere la verità dei fatti. E dalla ricostruzione emerge chiaramente - ha concluso l'avvocato Berretti - che l'auto condotta dal mio assistito non è passata sopra alla vittima due volte».

Ieri mattina  i tre erano stati interrogati dal gip Giubilei nel carcere di Capanne a Perugia dove erano detenuti. I tre hanno risposto alle domande del magistrato e hanno ribadito l'iniziale ricostruzione dei fatti: prima la lite fuori dal locale, quindi l'auto accerchiata. In quel frangente Denis è sceso dalla Opel e ha colpito con un pugno Filippo. Da accertare se sia sempre lui l'autore del successivo calcio in pieno volto quando Limini era ancora a terra oppure un altro ragazzo intervenuto a difesa del gruppo dei bastioli.

«Sono sceso dalla macchina per capire cosa fosse successo - aveva già detto al pm Denis -  e ho visto uno di quei quattro o cinque ragazzi di prima che stavano litigando con i miei amici, mi lanciava un gesto di sfida con la mano come per dire ti strozzo. Io reagivo e lo colpivo con un pugno al volto... cadeva subito a terra.... Dopo il pugno provava a rialzarsi ma veniva raggiunto da una calcio al volto tirato da un ragazzo che non ho riconosciuto». Subito dopo Brendon, per fuggire dall'accerchiamento ha ingranato la retromarcia e ha investito Filippo.  «Ripartivo velocemente per sfuggire all’aggressione - aveva detto il 15 agosto in caserma - : ho urtato un’auto ma non mi sono fermato per paura». Solo più tardi, a casa: «Denis mi diceva che era molto preoccupato perché aveva visto una chiazza di sangue e probabilmente io avevo investito una persona».  Sentito anche Kevin che si trovava sul sedile accanto al guidatore e che inizialmente è sceso dopo gli insulti per il parcheggio.

Giovedì sarà eseguita l'autopsia da parte dei consulenti incaricati dalla procura: Mauro Bacci, Marta Bianchi e la tossicologa Paola Melai. 

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Delfo Berretti, Aldo Poggioni, Daniela Paccoi e Guido Rondoni. Anna Maria Verdelli e Walter Patumi sono i consulenti medico legale di parte.