Un appalto da oltre 300 milioni di euro per gestire i rifiuti nei 15 comuni dell’Alta Umbria, una tangente da 750 mila euro per favorire la partecipazione di un’azienda privata al bando, poi vinto "insieme". Sono i nodi della maxi inchiesta che scuote il ‘sistema’ rifiuti in mezza Umbria e che ha portato agli arresti domiciliari i due attuali vertici di Sogeco, (la società formata al 49 per cento dalla pubblica Sogepu e dal 51 per cento dal socio privato Ece). Ieri i finanzieri del comando provinciale di Perugia si sono presentati nelle rispettive abitazioni di Cristian Goracci ex amministratore unico di Sogepu e Antonio Granieri titolare di Ece (Ex Ecocave) per dare esecuzione all’ordinanza di applicazione delle misure cautelari dei domiciliari, emessa dal giudice Natalia Giubilei su mandato della Procura guidata da Raffaele Cantone. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione e fatture per operazioni inesistenti. I due si conoscono bene da tempo e attualmente risultano in carica ai vertici di Sogeco, che opera nel settore del trasporto e della raccolta di rifiuti nei 15 comuni dell’Alta Umbria dopo aver vinto il bando pubblico. L’indagine, che va avanti da mesi tra sopralluoghi, sequestri, controlli incrociati e intercettazioni, ha preso avvio da una denuncia anonima, definita "particolarmente dettagliata" nella quale si parlava "in modo preciso di rapporti di natura corruttiva tra società del settore, tra cui la pubblica Sogepu di cui erano soci gran parte dei comuni dell’Altotevere".
Nella segnalazione si faceva riferimento a un giro di tangenti e consulenze. Dalle indagini è subito emerso che l’amministratore unico di Sogepu Goracci "a latere di questa attività, svolgeva consulenze, particolarmente ben retribuite, a favore di aziende private che ricevevano appalti e commesse dalla società pubblica che lui stesso guidava per conto dei Comuni". Nelle carte dell’inchiesta si definisce "Goracci molto ben inserito nel tessuto politico, sociale ed economico della zona di Città di Castello, vantando frequentazioni con numerosi esponenti della politica locale e in vari contesti". Ad attirare l’attenzione anche "un tenore di vita particolarmente alto" e il fatto che non avesse "alcuno specifico titolo di studio che gli consentisse di svolgere attività di consulenza, per altro solo per aziende-clienti di Sogepu". Un sistema di scambi che è stato documentato per mesi dagli uomini del nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia. Secondo la Procura Goracci "aveva ricevuto oltre 750 mila euro per consulenze sì fatturate, ma che non erano mai state effettivamente svolte" e che erano "la remunerazione per la messa a disposizione delle proprie funzioni". L’amministratore di Sogepu, incaricato di pubblico servizio in quanto alla guida di una partecipata, avrebbe così agevolato "l’aggiudicazione dell’azienda di Granieri -con sede a Perugia- del bando di gara per l’affidamento dei rifiuti". Nel lungo e dettagliato provvedimento il giudice ha fra l’altro evidenziato come sia "chiaro che le somme erano corrisposte in virtù di consulenze delle quali di fatto non vi è prova, se si esclude qualche ‘ok’ e qualche riga…". Tangenti che avevano lo scopo di "assicurare a Granieri (col 51% di Sogeco) un ruolo preponderante nel panorama regionale della gestione dei rifiuti, con lauti guadagni, il mantenimento di un ruolo di prestigio, e una sicurezza economica per i prossimi 15 anni".
Cristina Crisci