Morto con un ago nei polmoni, la famiglia chiede 1,3 milioni

Al via l’udienza preliminare per la morte di Vincenzo Bosco: sette medici imputati. Le parti civili hanno chiesto e ottenuto la citazione dell’ospedale di Perugia

Una sala operatoria

Una sala operatoria

Perugia, 10 novembre 2023 – Un risarcimento da 1 milione e 350mila euro per i familiari di Vincenzo Bosco, il 39enne morto nella fase preparatoria di un intervento al setto nasale all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia il 2 aprile 2022. Un intervento che doveva essere di routine e, invece, si è trasformato in tragedia. Vincenzo, infatti, aveva accusato una crisi respiratoria durante la fase di sedazione.

I successivi accertamenti avevano verificato la presenza in un bronco di un ago da insulina. Corpo estraneo la cui presenza, secondo gli accertamenti medico legali, avrebbe aggravato un quadro clinico compromesso e per il quale i medici, sette quelli imputati nel procedimento davanti al giudice per le udienze preliminari Piercarlo Frabotta, avrebbero agito in maniera non adeguata. Secondo la Procura, infatti, si sarebbero verificate delle negligenze nelle fasi del ricovero che sarebbero state poi determinanti per il decorso drammatico di un intervento banale, di fatto mai iniziato. Intervento che era stato rinviato una volta perché Bosco era risultato positivo al Covid, ma questo dato non sarebbe stato comunicato. Come, visto proprio il pregresso, non sarebbe stato sottoposto a una radiografia che avrebbe evidenziato la presenza del corpo estraneo, che, in base agli accertamenti, si trovava nel corpo di Vincenzo da tempo, e la conseguente infiammazione che avrebbe fatto slittare l’operazione al setto nasale. L’intervento, invece, era rimasto programmato e nella fase preparatoria era stato interrotto per causa di forza maggiore, visto la crisi respiratoria.

Assistiti dall’avvocato Sara Falchi, si sono costituiti parte civile la compagna di Vincenzo, la figlia che all’epoca aveva 4 anni (tramite la madre) e il fratello disabile di Bosco, al quale era molto legato e del quale si prendeva cura. La parte civile ha chiesto e ottenuto la citazione dell’ospedale di Perugia in quanto responsabile civile. I medici, rianimatori e otorinolaringoiatri, tra i quali 3 specializzandi, sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Pesci, Berretti, Viti. Il primo si torna in aula per la discussione e, presumibilmente, la decisione del gup.