
di Fabrizio Paladino
A sette anni esatti dall’omicidio di Katia Dell’Omarino, il suo assassino – Piter Polverini – è in regime di semilibertà. Ciò significa che per 4 giorni al mese può uscire dal carcere di Orvieto – dove sta scontando la pena a 14 anni per omicidio della giovane di Sansepolcro – incontrare i familiari e restare nello stesso comune per poi ritornare in cella la sera stessa. Polverini – che il 12 luglio del 2016, quando aveva 24 anni, uccise a martellate la donna abbandonandola sul greto di un fiume a Sansepolcro – sfrutta dunque i benefici di legge e il comportamento da detenuto considerato irreprensibile all’interno della casa circondariale dove svolge l’attività di cuoco. Lo status di incensurato e il ravvedimento dell’individuo hanno fatto il resto. Una notizia, questa, che i familiari della donna e la migliore amica della quarantaduenne Katia hanno accolto con profonda amarezza.
"L’ha uccisa come un animale e ora è libero – afferma con rabbia Cristina Mari, una delle amiche di Katia – Non ho parole, la giustizia italiana permette anche questo. Proprio l’altro ieri è stato l’anniversario della morte di Katia e quello che ho saputo mi ha ulteriormente rattristato. Siccome, purtroppo, questa persona presto sarà libera del tutto, voglio vedere con quale faccia si presenterà nei luoghi pubblici dalle nostre parti; spero veramente di non incontrarlo...". Il 30 gennaio del 2020 nell’ultima fase processuale nei confronti del giovane di San Giustino, la Cassazione aveva conferma in toto la sentenza di appello: 14 anni di condanna per l’assassinio di Katia. Il giovane ex impiegato della Snai di Arezzo, è reo confesso dell’omicidio. Il corpo della quarantenne venne ritrovato nella mattinata del 12 luglio 2016 sul greto del torrente Afra, nelle vicinanze del ponte San Francesco e a un chilometro di distanza dal centro di Sansepolcro.
Il delitto era avvenuto nel corso della nottata nella quale i due avevano avuto un rapporto sessuale. Il litigio era nato per un pugno di spiccioli, in quanto Katia avrebbe preteso alcuni euro in più rispetto alla somma pattuita: questa era stata la ricostruzione di Polverini. La situazione era poi degenerata e Piter aveva afferrato un martello per colpire a più riprese la vittima, trovata con il volto sfigurato. A due mesi di distanza dal delitto e dopo accuratissime indagini durante le quali erano stati ascoltati numerosi testimoni, il caso venne risolto. Era il 16 settembre 2016 e i carabinieri di Sansepolcro, con in mano le prove che inchiodavano Piter, attesero il giovane di primo mattino all’uscita della sua abitazione di San Giustino .