L’ex attaccante Saadi ora gioca da "libero"

Scarcerato dopo sette anni. Gheddafi arrivò nel 2003 a Perugia con Gaucci. Luchini: "Regalava buoni benzina, in limousine alle partite"

Saadi Gheddafi, figlio terzogenito del dittatore Muammar Gheddafi, ma anche ex calciatore del Perugia, è stato scarcerato dopo sette anni di carcere ed è subito volato in un altro Paese, a bordo di un aereo privato. Saadi era detenuto con l’accusa di crimini commessi contro i manifestanti nel 2011 e dell’uccisione nel 2005 dell’allenatore di calcio libico Bashir al-Rayani.

A Perugia se lo ricordano bene, il suo arrivo, voluto dal presidente Luciano Gaucci (uno dei tanti colpi ad affetto della sua gestione) ha destato curiosità e anche un po’ di scompiglio, soprattutto nelle zone di Pian di Massiano e in centro dove alloggiava, per la scorta che lo seguiva in ogni spostamento. Bllindato anche il campo di allenamento. La passione per il calcio di Saadi Gheddafi è stata premiata con il contratto che gli fece stipulare Luciano Gaucci. Con una festa sfarzosa, esagerata, alla Gaucci, a Torre Alfina, il presidente del Grifo presentò, a fine giugno 2003, il nuovo acquisto biancorosso. In campo fece parlare poco di sè, se non per un’accusa di doping e per uno scorcio di partita disputata contro la Juventus, di cui era azionista.

Saadi riuscì a debuttare con il Perugia nella sfida giocata al Curi contro la Juventus. Era la stagione 2003-04, il 2 maggio 2004, Serse Cosmi lo fece entrato in campo al 30’ del secondo tempo al posto di Bothroyd sul punteggio di 1-0 per il Perugia. Il Grifo vinse ma la stagione si concluse con la retrocessione in B dopo il doppio spareggio perso al cospetto della Fiorentina di Mondonico.

"Mi ricordo che Saadi una volta arrivò al campo con una valigia piena di buoni benzina – spiega Renzo Luchini, massaggiatore storico del Perugia – Io ne presi un mazzo e ci girai un anno intero. Ci sarebbe da scrivere un libro sulla sua esperienza in biancorosso".

Il calcio era la sua passione ma come calciatore non era per il palcoscenico della serie A. "Ricordò che imparò prestissimo l’italiano, si era ambientato subito e aveva stretto anche delle amicizie. Gli piaceva scherzare e fare scherzi: una volta si è nascosto dentro il carrello degli indumenti, tutto coperto per spaventare i calciatori quando entrarono nelo spogliatoio. Aveva legato parecchio con Fresi e con Tardioli. Di stranezze ne abbiamo viste parecchie in quel periodo".

Aneddoti curiosi non mancano. "Girava sempre senza soldi – continua Luchini – e quando andavamo in trasferta lui non veniva con il pullman ma ci seguiva con la limousine bianca".

Sì ma in campo? "Durante la settimana faceva anche bella figura, si divertiva, ma solo se non lo marcava nessuno. Quando la gara si faceva più tosta, invece...".

Francesca Mencacci