
di Erika Pontini
Ventuno mesi dopo lo scandalo di ’Concorsopoli’ il giudice Angela Avila esce con una decisione destinata a far rumore: in Umbria sarà celebrato un maxi-processo alla politica e ai manager della sanità accusati di aver fatto parte di una ’cricca’ per delinquere che ’truccava’ i concorsi pubblici per far passare i raccomandati almeno in otto selezioni, comprese quelle per infermieri e anestesisti. Ci sono volute dieci ore di camera di consiglio per stabilire che esistono gli elementi per mandare a giudizio nove imputati per associazione per delinquere rendendo ’credibili’, almeno allo stato, le parole intercettate dell’ex numero uno dell’ospedale: "Il concorso verrà gestito dal sistema nel suo insieme e verrà tutelato chi è dentro al sistema".
L’ex governatrice Catiuscia Marini, l’ex sottosegretario Gianpiero Bocci (nemici in politica, che poi è stata la tesi difensiva) si sarebbero accordati con l’ex assessore (’bocciano’) Luca Barberini per impartire ’direttive’ ai manager Emilio Duca, ex direttore generale, Maurizio Valorosi, ex direttore amministrativo e Diamante Pacchiarini, ex direttore sanitario del Santa Maria della Misericordia. Dell’associazione avrebbero fatto parte anche le dirigenti Maria Cristina Conte, Rosa Maria Franconi e Antonio Tamagnini. L’ipotesi della cricca, inizialmente contestata dai pm Paolo Abbritti e Mario Formisano, non fu avallata dall’allora gip che emise le misure cautelari agli arresti domiciliari nell’aprile del 2019. Fu poi il tribunale del Riesame a far ’emergere consistenti indizi’ nei confronti dei politici.
L’impianto generale della procura di Perugia tiene al primo scoglio di un giudice e ora sarà il secondo collegio del tribunale, a partire dal 16 marzo, a decidere cosa accadde in seno a un pezzo di sanità locale.
Cadono le contestazioni di abuso d’ufficio (Avila aveva già escluso le intercettazioni per quel reato) e l’intera tranche-Esposito: il gup stabilisce che non ci fu alcun delitto nelle ritorsioni all’ex primaria di Pediatria. Non regge al vaglio di una sentenza la posizione di Fabio Madonnini, l’imprenditore – difeso dall’avvocato Vincenzo Maccarone – accusato di aver spifferato a Duca e Valorosi, dopo averlo saputo da Bocci, che all’ospedale c’erano le cimici della guardia di finanza. E’ stato assolto per non aver commesso il fatto ma per l’ex sottosegretario all’Interno il giudice ha stralciato la posizione ritenendo che c’è bisogno di un dibattimento per stabilire se lui effettivamente sapeva dell’indagine in corso e la rivelò.
Per Duca, Valorosi e Pacchiarini resta la contestazione di tentativo di peculato per aver cercato di far pagare all’Azienda ospedaliera il costo della bonifica negli studi imbottiti di microspie. Pacchiarini – assistito dall’avvocato Maria Mezzasoma – che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione anche per l’associazione. Confermati, con qualche sconto di pena i patteggiamenti: un anno 2 mesi e 20 giorni a Gabriella Carnio (assistita dagli avvocati Delfo Berretti e Franco Libori), un anno, un mese e 20 giorni per l’ex dirigente contabile Roberto Ambrogi – difeso dall’avvocato Flavio Grassini – , il primo a confessare dopo gli arresti eccellenti, 11 mesi e venti giorni per il dipendente Asl Andrea Sborzacchi. Quest’ultimo è l’uomo che accusò l’allora direttore Andrea Casciari di avergli chiesto di taroccare il concorso. Patteggiano anche Maurizio Dottorini, Domenico Barzotti (9 mesi e 10 giorni) e Lorenzina Bolli.
Prosciolta da ogni accusa la dirigente Serena Zenzeri – difesa dagli avvocati Claudio Lombardi e Luca Gentili – coinvolta nel filone-Esposito: la professoressa non si era mai costituita parte civile. Prosciolto anche uno degli imputati minori, Renato Brugnetta. Per tutti gli altri, all’esito di un provvedimento letto in oltre 20 minuti, sarà processo. Parti civili: l’azienda ospedaliera di Perugia, l’Usl Umbria, Unione nazionale consumatori, Cittadinanza attiva e Regione.