L’aumento dei positivi riapre il dibattito sulla utilità o meno della App Immuni, se non altro come strumento preventivo. Da un lato c’è chi ha ancora molte incertezze sulla bontà di quello che dovrebbe essere uno strumento tecnologico di tracciamento e conseguente contenimento dei contagi da Covid. Dall’altro c’è invece chi è convinto che Immuni, da scaricare sullo smartphone, sia utile e possa migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini in questo periodo così complesso. Ecco come la pensano alcuni perugini. "L’uso di applicazioni o App che dir si voglia – dice il professor Beniamino Cencigoga – come di tutti gli strumenti di prevenzione e diagnosi, sono di grande utilità per il controllo delle malattie infettive e diffusive. L’individuazione dei cosiddetti focolai, la diagnosi precoce, ciò che gli anglosassoni chiamano “early warning system”, sono le uniche armi di cui disponiamo per arginare la diffusione di epidemie quando non esiste il vaccino. In campo medico veterinario la prevenzione della diffusione delle malattie infettive è una disciplina che, unitamente agli studi epidemiologici, potendo contare su studi e sperimentazioni più facili e veloci per ovvi motivi, può fornire utili indicazioni alla medicina. In merito all’App "Immuni" la ritengo un ottimo strumento, purtroppo sia la realizzazione (per funzionare su dispositivi basati su iOS, ossia iPhone e iPad necessita di dispositivi recenti e con l’ultimo sistema operativo, ossia iOS 13) che la modesta diffusione la rendono al momento poco utile. Al riguardo va detto che questo tipo di approccio trova in genere poco consenso tra i cittadini italiani e del Sud ed Est Europa in generale".
Pollice verso da parte di Angelo Minciaroni, che spiega: "E’ uno strumento che è nato vecchio. Al momento in cui era stato pensato doveva al pari delle mascherine, dei distanziamenti fisici ed infine del lock down evitare la trasmissione del virus da un soggetto all’altro. ma così non è stato. Dopo la scoperta che ad uccidere la gente erano principalmente le cure sbagliate piuttosto che il virus – dice Minciaroni – tutti questi provvedimenti dovevano essere attenuati per favorire la cosiddetta immunità di gregge; si doveva permettere perciò che il virus circolasse cercando di salvaguardare i più anziani esattamente come si fa per un’influenza normale. L’App immuni, oltre a perseverare sulla strada dell’evitare il contagio, ha ormai l’unico scopo di controllare non si sa bene cosa. E poi una app viene scaricata solo da gente giovane che non ne ha bisogno mentre i vecchi non sanno nemmeno che cosa sia. Infine anche il nome Immuni è fuorviante immuni da che? Una app ti immunizza? Ma per favore!".
Non vede controindicazioni a scaricare la app Maurizio Pescari. "Quando qualcuno che ha più conoscenze di me in un settore mi invita a fare qualche azione utile – chiarisce il giornalista – io la faccio. Non sono in grado di dire quanto sia efficace, ma se servisse ben vegna. Io l’ho scaricata da diversi mesi e appena accendo il telefono e riattivo facebook, aziono anche la app. Non costa niente, si tratta solo di un po’ di amor proprio e di rispetto per il prossimo. Chi è contrario mi dovrebbe spiegare anche il perché di tanta ostilità verso questo strumento. Che a mio avviso – conclude Pescari – non si dovrebbe però limitare a contare i positivi, ma soprattuto dovrebbe avere un uso più evoluto".
"Non vedo perché non scaricarla – ammette Franco Ricci – Anzi la trovo utile, soprattutto per uno che come me ha un’età più a rischio e che per la mia attività sportiva mi porta a stare a contatto con i giovani. C’è però un difetto all’origine dell’iniziativa: ritengo infatti che in ogni regione andavano fatti molti più tamponi. E a quel punto se scaricare Immuni fosse stato obbligatorio sarebbe stato meglio. Il nodo è che essendo su base volontaria e con un tracciamento della popolazione poco puntuale, si rischia che non produca i risultati sperati".
Silvia Angelici