REDAZIONE UMBRIA

"Io, undici anni di droga Ero finito, poi sono rinato"

La bella storia di Diego Capezzoni salvato dal suo coraggio e da San Patrignano. "I miei genitori non si sono arresi, così ogni 7 luglio festeggio la mia nuova vita".

"Per anni ho vissuto aspettando il giorno in cui tutto sarebbe finito, ero ormai anestetizzato alle emozioni. La droga mi ha strappato undici anni di vita". Diego Capezzoni oggi ha 35 anni, vive a Pantalla con i suoi genitori, studia per diventare operatore socio-sanitario e ogni 7 luglio, da due anni a questa parte, festeggia la propria rinascita umana e spirituale. Ci sono voluti quattro intensi anni di duro lavoro all’interno della comunità di San Patrignano per sanare le fratture e le voragini di un decennio di tossicodipendenza, un’ascesa all’inferno iniziata ad appena 17 anni.

"Prima le canne, poi la cocaina e l’eroina. Del tutto inutili i consigli di familiari ed amici di smettere, il dramma è che chi fa uso di sostanze sottovaluta e ignora ogni tipo di rischio. Oggi, con la mente lucida, se torno indietro a quel periodo non ho alcun ricordo. È come se non avessi vissuto". È durante le scuole superiori che Diego, giovanissimo, inizia i primi approcci con le sostanze stupefacenti, senza ancora immaginare il salto nel buio che lo porterà nel tempo a vivere per strada, ad allontanarsi addirittura dalla famiglia e dagli affetti. "Sono stati anni infernali anche per i miei genitori che, esasperati, mi mandarono via. Mi ritrovai a vivere per un periodo in una mansarda, a casa di una ex fidanzata: non avevo nulla, solo un materasso sul quale dormire e una finestra che mi permetteva di scorgere la casa della mia famiglia. Da lontano vedevo una distesa di luci se paragonate alle tenebre che avvolgevano la mia vita. Realizzai per la prima volta tutto ciò che avevo perso".

I genitori di Diego non si arrendono, stringono i denti, e dopo essere entrati a far parte dell’Anglad Perugia (Associazione nazionale genitori contro la droga), riescono a convincere il figlio a intraprendere un percorso di uscita dalle sostanze che lo stavano annientando. "Ricordo che incontrai mio padre dopo sette mesi passati senza vederci, mettendomi davanti a una dolorosa verità, una specie di ultimatum definitivo se non avessi fatto nulla per riprendere la mia vita in mano". Il 25 settembre 2014 per Diego si chiudono le porte della comunità. Si riapriranno tre anni e dieci mesi dopo: "Stagioni dure ma fondamentali, che mi hanno insegnato a prendermi cura di me e degli altri, ad assumere responsabilità senza il terrore di fallire e a non vivere di scuse. Ti preparano ad allenarti in squadra con la consapevolezza che fuori da lì dovrai correre da solo".

Corsi propedeutici al lavoro, affiancamento di ragazzi appena entrati "per imparare il dialogo, la comprensione e la gestione dei problemi". "Oggi sto cercando di recuperare il tempo perso, ma non mi arrendo più. Durante il mio percorso ho assistito persone in fin di vita e mi sono reso conto di quanta fortuna io abbia avuto nel non assumere la dose letale o nel non contrarre malattie. Una fortuna che adesso voglio spendere per aiutare gli altri, ecco perché ho scelto di diventare Oss. Cosa direi ai giovani? Apprezzatevi così come siete, vivete a pieno i vostri anni preziosi, perché la droga prende tutto senza restituire altro che dolore e distruzione".

Quella di Diego, nell’impero della droga che è poi il mondo del non ritorno, è una storia di ritorno alla vita, una vicenda che vale la pena di raccontare perchè ha il pregio di riaccendere la speranza. Uscirne è possibile, a prezzo di sacrifici certo, ma con l’obiettivo di rinascere a nuova vita, all’esistenza quella vera, magari problematica ma certamente più sana e genuina.

Valentina Scarponi