"In Umbria prevalgono Brasiliana e Inglese"

Le varianti sembrano essere andate oltre il virus originario. Link brasiliano attraverso un donna ricoverata? C’è un’indagine epidemiologica

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"Ci troviamo di fronte ad una incidenza delle varianti inglese e brasiliana molto significativa che evidenzia come queste stiano sostituendo il ceppo originario". Il direttore della Salute della Regione, Claudio Dario, sembra non avere dubbi. Dopo la conferma da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) di 63 casi totali causati da varianti, 41 dalla brasiliana e 22 dall’inglese, sui 77 campioni inviati (in pratica 8 su 10), la Regione sta ora aspettando i risultati relativi ad altri 114 tamponi, attesi nel fine settimana. Con il timore che quelle percentuali vengano confermate. "Stiamo parlando comunque già di percentuali alte" ha commentato Dario. "Quello fatto - ha aggiunto - è un campionamento statistico. Sono stati presi dei tamponi non solo in ambito ospedaliero ma in modo che il risultato potesse essere più rappresentativo possibile della popolazione umbra.

I campioni analizzati e da analizzare ancora provengono dai diversi laboratori e dai diversi territori come prelievi". In particolare, secondo quanto reso noto dallo stesso Dario, la variante brasiliana è stata riscontrata in un campione nel laboratorio di Terni, 8 a Città d Castello, 5 a Spoleto, 1 allo Zooprofilattico e 21 dal laboratorio di Perugia di Microbiologia.

Quanto a quella inglese gli esami ‘positivi’ provenivano da: Città di Castello (7), 9 a Perugia e uno a Spoleto. E dato che nel Ternano il virus si diffonde in maniera contenuta, questo starebbe a significare che le due varianti – brasiliana e inglese – in quei territori al momento circolino in maniera davvero limitata. Resta il fatto che nei primi due campionamenti – del 4 e 12 febbraio - le percentuali erano molto più basse: 6 e 17%. Elemento che andrà certo approfondito da parte degli esperti. Dagli studi dei cluster e del sequenziamento, ha poi spiegato il commissario per l’emergenza Covid Massimo D’Angelo, si stanno cercando di fare tutti gli accertamenti e le mappature per ritrovare l’origine delle due varianti in Umbria.

"Stiamo facendo una serie di verifiche, poiché con una patologia che si diffonde in maniera così capillare è molto difficile risalire a distanza di tempo al paziente ‘indice’. Anche perché ci sono due varianti che circolano in questo momento. Stiamo studiando i cluster - ha aggiunto - che ci diranno sulla base dell’esordio dei sintomi e il riscontro del sequenziamento in maniera presunta quale potrebbe essere il paziente zero. Ad oggi non si può ritenere che sia stato individuato". I primi tre che vennero individuati in Umbria furono l’8 gennaio, ma non furono quelli i pazienti zero. Eppure ieri qualche riscontro ci sarebbe stato: c’è infatti un paziente positivo al Covid – sembra una donna – che sarebbe stata ricoverata all’ospedale di Perugia proveniente da Manaus, la zona dove si è originata la variante brasiliana. Non c’è conferma al momento e sono in corso una serie di approfondimenti.

Elemento che però il commissario D’Angelo non conferma: "Ad oggi non c’è allo studio nessun caso di paziente brasiliano. In Umbria non ci risulta un paziente che provenisse da aree infette e che avesse contratto il virus". Il nodo è però un altro: si tratta infatti di soggetti che sono rientrati o arrivati in Umbria nel mese di dicembre. "Ma al di là della ricostruzione che va ancora fatta, il sequenziamento a dicembre era impossibile – ha concluso Dario - poiché la prima volta che si è parlato di variante brasiliana era il 10 gennaio in Giappone".

M.N.