I padri Barnabiti lasciano il Gesù Ieri l’ultima messa con Bassetti

I timori dei fedeli: "La chiesa di piazza Matteotti è un punto di riferimento non solo religioso. Chiuderla sarebbe un ennesimo colpo per il centro storico". La Diocesi: "Celebrazioni garantite"

Migration

di Silvia Angelici

Dopo più di quattro secoli di servizio in città, gli ultimi tre padri Barnabiti rimasti lasciano la chiesa del Gesù di piazza Matteotti. Il giorno dei saluti ieri pomeriggio, con l’ultima messa celebrata dal cardinale Gualtiero Bassetti, che ha comunque fatto una rassicurazione: i portoni della chiesa rimarranno aperti grazie ad un lavoro di riorganizzazione dei servizi religiosi in città, con occhio particolare rivolto al centro storico. "La chiesa del Gesù, infatti, come dopo secoli anche quella degli agostiniani, viene lasciata dagli ordini che ne avevano in custodia il culto e i servizi religiosi, e ora la Curia – spiegano dalla diocesi – deve ripensarne le attività puntando ad un rilancio, tenuto conto anche dell’importante presenza di fedeli in questa parte della città".

E a proposito di fedeli, "c’è un po’ di mestizia in questa evenienza che ormai è inevitabile, avendo la congregazione dei Barnabiti chiuso già ben sei case negli ultimi sei anni per mancanza di sacerdoti conseguente la crisi delle vocazioni – racconta Aureliana Del Commoda, assidua frequentatrice del tempio di piazza Matteotti –. Il Gesù è storia: si trova in centro, è facilmente accessibile e ha rappresentato per i credenti, compresi gli universitari di fuori regione, un punto di riferimento sociale e spirituale per il grande carisma dei padri. Confessione, colloquio intimo e mistico con i fedeli, conforto ai carcerati, sono del resto i punti di forza della congregazione religiosa. Padre Camillo Corbetta raccontava che erano 63 anni che confessava: nel confessionale il sacerdote è un po’ medico delle anime, un po’ giudice, uno psicologo, un sociologo e ci vuole umanità, pacatezza per esercitare questo ministero che i Barnabiti hanno assolto egregiamente. Impossibile non apprezzare la disponibilità umana, la finezza nel modo di porsi".

Ma il pensiero dei fedeli va anche a padre Ambrogio Bertini e a padre Antonio Manzana: "hanno lavorato bene, con grande umiltà, trovando sempre parole di conforto", ricorda ancora la signora Aureliana. E’ chiaro che per la cittadinanza la chiusura definitiva del Gesù, in cui si fondono arte, storia e fede sarebbe un colpo durissimo. L’ennesimo arretramento dell’acropoli. Tanti gli interrogativi di natura religiosa ma anche culturale e di vita aggregativa, soprattutto per gli anziani. La Curia però garantisce che le celebrazioni non saranno interrotte. La Diocesi potrebbe chiedere un contributo all’ordine dei francescani, ai sacerdoti con il saio presenti in città, particolarmente ai conventuali di San Francesco al Prato. Tra le parrocchie papabili anche quella dei Santi Andrea e Santa Lucia, di piazza Piccinino.