
Più interessi che fatture da saldare per il software acquistato per calcolare gli importi della Tariffa di igiene ambientale. Dopo lo scandalo delle cartelle pazze (15mila sbagliate su 65mila) e dopo 12 anni dalla prima causa civile, la Gesenu – società partecipata dal Comune di Perugia – dovrà pagare 173mila euro a Umbria digitale (ex Webred), più 15mila di spese legali. Ma il contaggio è impietoso: il saldo della fornitura, installazione e avviamento del sistema informatico è di ’appena’ 72mila euro. Il resto sono gli interessi maturati durante la lunga battaglia legale, risolta nelle settimane scorse dalla Corte d’appello di Perugia che ha intimato a Gesenu di mettere mano al portafoglio, rigettando l’appello proposto dalla società di raccolta rifiuti e facendo proprie le considerazioni del tribunale e del consulente tecnico chiamato a dirimere la questione su chi avesse sbagliato il conteggio delle cartelle e quindi a chi addebitare i costi di contenziosi e ’campagna stampa’ che provocarono un danno all’immagine.
Già nel corso del giudizio di primo grado era emerso che il contratto Gesenu-Webred era per l’elaborazione di un programma informatico che che gestisse le fatturazioni delle imposte della Tia secondo il database fornito, già esistente e predisposto sulla scorta delle precedente normativa-Tarsu (imposta parzialmente differente). Il consulente infatti aveva stabilito che "il sistema elaborato da Webred era corretto sotto il profilo informatico e i parametri correttamente caricati" mentre non era stato adattato il database esistente. Ma "in tutta l’offerta economica fatta da Webred a Gesenu non vi è traccia – è il parere del ctu – di un’offerta di bonifica dei dati provenienti dal Comune di Perugia e non poteva essere altrimenti perché questo compito poteva spettare solo all’ufficio competente dello stesso comune". Cioè a chi deteneva i dati.
La Corte ha quindi stabilito che Webred-Umbria digitale dovesse svolgere – e ha "correttamente svolto" – solo attività di natura tecnica senza alcun onere di bonifica dei dati. Di lì la decisione emessa nel febbraio scorso.
Umbria digitale è assistita dall’avvocato Marta Bocci (nella foto), Gesenu si era costituita con Gabriele Corbucci.
Eri.P.