Il documento di valutazione rischio della Green Genetics avrebbe dovuto riguardare lavoratori addetti ad attività agricola. Quando il medico del lavoro ha eseguito il sopralluogo nell’azienda, recandosi in entrambe le sedi, l’atto era in via di completamento. Ma la società aveva ottenuto una sorta di deroga, con sorveglianza sanitaria, perché, di fronte all’attività dichiarata, in assenza di macchinari che avrebbero reso necessari accertamenti, per esempio, sull’assunzione di droga o alcol da parte degli eventuali conducenti, il documento era relativamente lineare, senza particolari criticità. È quanto emerso nel corso del processo davanti alla Corte d’Assise di Perugia per l’esplosione del laboratorio di cannabis light di Gubbio, nel quale persero la vita Samuel Cuffaro ed Elisabetta D’Innocenti il 7 maggio 2021. Tra i testimoni della pubblica accusa sentiti ieri, il medico del lavoro incaricato di autorizzare l’azienda. Di cosa venisse effettivamente fatto nel casolare in località Canne Greche neanche il proprietario di una delle due metà del casolare ne era al corrente. Lo ha ribadito, sempre ieri mattina, rispondendo al pm Gemma Miliani. Ha ricordato di aver acquistato la sua parte contestualmente a Giorgio Mosca, imputato insieme a Gabriele e Gloria Muratori, Alessandro e Luciano Rossi, di averci realizzato un magazzino per la propria attività e una taverna per i pranzi della domenica.
Dall’altra parte Mosca utilizzava lo spazio come magazzino finché "un gruppo di ragazzi" non lo ha preso in affitto, circa un anno prima dell’incidente. "Mi ricordo che in più occasioni mi disse che di fatto gestiva lui l’attività perché iniziavano a girare parecchi soldi". Allo stesso modo, ha spiegato, ha raccontato, di aver visto, in un’occasione, molti fusti azzurri accatastati vicino al confine tra le due proprietà che c’erano la sera e il giorno dopo non c’erano più. Fusti dello stesso tipo di quelli rinvenuti il giorno dell’incidente. "Ma quello che effettivamente facevano l’ho scoperto solo quel giorno". Il giorno in cui, secondo la ricostruzione dell’accusa, a causa del pentano utilizzato per lavare la canapa e farla diventare light secondo una procedura di fatto inventata e mai autorizzata, il laboratorio è esploso, uccidendo Samuel ed Elisabetta e ferendo gravemente due colleghi. Del pentano e della sua esplosività ha riferito, in controesame, la consulente dell’accusa che ha aperto l’udienza di ieri.